Operazione “Anno Zero”: “Documentato interesse per il settore delle scommesse”. I nomi degli arrestati. VIDEO. FOTO

Emergono i primi dettagli sull’operazione “Anno Zero”: “Matteo Messina Denaro figura ancora centrale e venerato come un santo”

CASTELVETRANO. Questa mattina, in esecuzione di un decreto di fermo emesso dalla D.D.A. di Palermo, Carabinieri del R..O.S e del Comando Provinciale di Trapani e della Polizia di Stato (Squadre Mobili di Palermo e Trapani e Servizio Centrale Operativo) hanno tratto in arresto 22 affiliati alle famiglie mafiose di Castelvetrano, Campobello di Mazara e Partanna, indagati per associazione di tipo mafioso, estorsione, danneggiamento, detenzione armi e intestazione fittizia di beni, reati aggravati dalle modalità mafiose. In esecuzione del medesimo provvedimento, la D.I.A. ha eseguito un fermo nei confronti di un indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.

Dalle intercettazioni si evidenzia ancora la centralità della figura di Matteo Messina Denaro nelle dinamiche della famiglia mafiosa e la totale “devozione” nei suoi confronti dagli affiliati.

Tra i destinatari del provvedimento restrittivo figura anche Matteo Messina Denaro, a conferma del perdurante ruolo di capo della provincia mafiosa di Trapani che si concretizza nella direzione delle varie articolazioni dell’organizzazione. In manette anche due suoi cognati, Como Gaspare e Allegra Rosario.

Le indagini hanno documentato le dinamiche associative dei mandamenti mafiosi di Castelvetrano e Mazara del Vallo, accertando il ruolo di vertice degli esponenti della famiglia dei Messina Denaro e dei suoi principali sodali, le gerarchie e i componenti delle principali articolazioni mafiose, il capillare controllo del territorio ed il sistematico ricorso all’intimidazione per infiltrare il tessuto economico locale.

L’importante operazione è il frutto di una serie di indagini sviluppate nella provincia di Trapani dall’Arma dei Carabinieri, dalla Polizia di Stato e dalla D.I.A. sotto il coordinamento della Procura Distrettuale Antimafia di Palermo, opportunamente assemblate attraverso la lettura e valorizzazione sistematica dei vari filoni investigativi.

In tale ambito, le indagini hanno permesso di  documentare il ruolo di vertice operativo assunto da Gaspare Como, cognato del latitante, designato quale reggente del mandamento di Castelvetrano dopo un periodo di interregno conseguente agli arresti effettuati nel dicembre 2013 (operazione EDEN) e agosto 2015 (operazione ERMES) che avevano colpito i principali esponenti dell’organizzazione, tra cui taluni membri del circuito familiare dei Messina Denaro.

Proprio la costante esigenza di avere un esponente familiare al vertice della struttura, imponeva al capo mafia latitante di incaricare il cognato, personaggio rimasto a lungo nell’ombra per quanto coinvolto in passato in vicende criminali, quale responsabile del mandamento di Castelvetrano a partire dai primi mesi del 2016.

Gaspare Como, durante tale periodo, ha esercitato la sua leadership attraverso un ristretto circuito di sodali di provata affidabilità composto da Antonino Triolo titolare di una agenzia pratiche auto in Castelvetrano; Vincenzo La Cascia, uomo d’onore della famiglia di Campobello di Mazara; Calogero Guarino, gestore di una frutteria in Castelvetrano; Vittorio Signorello, dipendente civile dell’aeroporto Trapani Birgi.

Particolarmente significativi sono stati gli esiti delle intercettazioni ambientali all’interno dell’agenzia pratiche auto di Antonino Triolo, luogo deputato a mascherare i riservati incontri tra quest’ultimo e il Como, funzionali alla veicolazione delle comunicazioni con Nicola Accardo capo della famiglia di Partanna di cui il Triolo si è rivelato essere il principale braccio destro. In tale ambito si è avuta la conferma della centralità di Matteo Messina Denaro nelle dinamiche associative attraverso disposizioni impartite al cognato e a quest’ultimo giunte tramite Nicola Accardo il quale ha proceduto allo smistamento di “pizzini”.

Arresto Tilotta

In tale quadro, le intercettazioni in questione hanno rivelato l’esistenza di accese interlocuzioni in seno al mandamento di Castelvetrano tra esponenti della famiglia di Campobello e Castelvetrano sulla spartizione di proventi illeciti,  per dirimere le quali si rendeva necessaria la forte presa di posizione del Como Gaspare forte dell’investitura ricevuta dal cognato Matteo Messina Denaro per la risoluzione di ogni controversia sul territorio.

Tale scenario ha fatto da sfondo all’omicidio di Marcianò Giuseppe,  avvenuto a Campobello di Mazara il 6 luglio 2017, uno dei protagonisti delle criticità interne all’organizzazione.

Più in generale, le indagini hanno documentato uno spaccato genuino delle dinamiche associative del mandamento di Castelvetrano, comprendente anche le famiglie di Paranna e Campobello di Mazara, evidenziando la vitalità dell’organizzazione nel controllo del territorio e la sua pericolosità testimoniata da condotte estorsive in danno di imprenditori economici dell’area, dalla consumazione di una serie di danneggiamenti su beni e proprietà allo scopo di punire atteggiamenti irrispettosi di soggetti riottosi all’autorità mafiosa, e dalla ampia disponibilità di armi e munizionamento. Particolarmente attivi in tale ambito sono stati gli indagati Tilotta Giuseppe, Bongiorno Giuseppe e Milazzo Leonardo i quali procedevano alle attività intimidatorie su disposizione del capo mandamento Como Gaspare.

È emersa, inoltre, l’assoluta fedeltà dei membri dell’organizzazione al latitante Matteo Messina Denaro, attraverso manifestazioni di vera e propria “venerazione” per la sua carismatica figura, che veniva ulteriormente enfatizzata l’indomani della morte di Salvatore Riina allorquando veniva indicato come suo erede naturale.

Emblematica, in tal senso, è la solerzia dimostrata da Angelo Greco, uomo d’onore di Campobello di Mazara le indagini sul quale hanno evidenziato la stretta vicinanza al capo mafia latitante tanto da essere a conoscenza nel dicembre 2012 di una sua momentanea permanenza nella zona di Marsala, il quale si premurava di cancellare una scritta irriguardosa comparsa su un muro della cittadina campobellese nel gennaio 2013  nei confronti di Matteo Messina Denaro, attivandosi per ricercare il responsabile.

Contestualmente, le indagini, hanno fatto luce sulle dinamiche associative dei mandamenti di Castelvetrano e Mazara del Vallo e di alcune delle famiglie mafiose in essi inserite. Un ruolo di primo piano ha rivestito Accardo Nicola, figlio del defunto “Ciccio”, al vertice della famiglia mafiosa di Partanna, nelle cui mani e nella cui abitazione rilevanti intercettazioni ambientali hanno documentato la lettura di riservatissima corrispondenza, attraverso il sistema dei “pizzini”, originata dal latitante e diretta sia al suo ambito familiare, sia ai vertici di alcune “famiglie mafiose”.

Ancora una volta, infatti, è emerso l’uso dei “pizzini” per dirimere controversie, dare disposizioni ai sodali ed investire delle massime cariche mafiose in seno alle rispettive famiglie le nuove leve, tra cui il neo reggente del mandamento di Mazara del Vallo, Messina Dario.

Analogamente è stata registrata, già durante la detenzione domiciliare del noto capomafia Vito Gondola, recentemente deceduto, l’ascesa di Messina Dario, oggi al vertice del mandamento di Mazara del Vallo, non priva di documentati contrasti e di importanti progettualità criminali.

L’inchiesta ha documentato i contatti tra i diversi mandamenti nella gestione mafiosa del realizzando parco eolico di Mazara, facendo emergere divergenze tra i massimi esponenti degli stessi con il ricorso ad azioni intimidatorie..

Analoghe progettualità criminali, sono state registrate all’interno del mandamento di Mazara del Vallo durante l’ascesa, prima della sua formale investitura, di Dario Messina consentendo, oggi, il fermo suo e dei suoi più stretti “collaboratori”, Bruno Giacalone e Marco Buffa, quest’ultimo dichiaratosi “capo decina” di Petrosino Strasatti.

Dalle indagini, risulta palese come il latitante, al fine di assicurarsi il costante controllo delle attività illecite e dei relativi proventi economici, abbia privilegiato, nella scelta dei soggetti da porre al comando dell’organizzazione mafiosa, il criterio “dinastico”, individuando sempre persone appartenenti alla propria cerchia familiare, affinché il vincolo “mafioso” coincidesse pienamente con il vincolo “di sangue”.

Le intercettazioni hanno, inoltre, consentito di accertare che che taluni indagati, attraverso soggetti insospettabili, sono intervenuti in aste giudiziarie al fine di riappropriarsi anche di beni sequestrati in precedenti operazioni antimafia e si è documentato nuovamente l’interesse della criminalità organizzata per il settore delle scommesse, attraverso la gestione di numerosi “punti gioco”, oltre alle attività tipicamente mafiose quali estorsioni e danneggiamenti.

Le indagini, infine, hanno consentito di contestare a Carlo Cattaneo, imprenditore nel settore dei giochi e scommesse on line, il reato di concorso esterno all’organizzazione mafiosa, per aver posto una serie di condotte volte a favorire l’acquisizione e la gestione da parte dell’associazione di tali rilevanti atttività economiche, provvedendo, tra l’altro, al sostentamento economico del circuito familiare del latitante Matteo Messina Denaro.

Ecco i nomi degli arrestati:

In particolare quali promotori e organizzatori delle rispettive seguenti articolazioni mafiose:

  • MESSINA DENARO Matteo, detto “u Siccu”, nato a Castelvetrano il 26 aprile 1962 dell’intera provincia di Trapani e in tutta la Sicilia occidentale
  • ACCARDO Nicola, nato a Partanna il 16 gennaio 1965 capo della famiglia mafiosa di Partanna,
  • COMO Gaspare, detto Panda, nato ad Erice il 20 agosto 1968 capo del mandamento mafioso di Castelvetrano
  • LA CASCIA Vincenzo, nato a Castelvetrano il 14 febbraio 1948 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
  • MESSINA Dario, nato a Mazara del Vallo il 7 novembre 1984 reggente del mandamento mafioso di Mazara del Vallo
  • URSO Raffaele, detto Cinuzzo, nato a Castelvetrano il 29 gennaio 1959 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara;

quali partecipi – rispettivamente – delle seguenti articolazioni mafiose:

  • ALLEGRA Rosario, detto Saro, nato a Santa Ninfa il 29 ottobre 1953 della famiglia di Castelvetrano
  • BONO Vito, nato a Campobello di Mazara il 6 novembre 1959 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
  • BUFFA Marco, nato a Mazara del Vallo il 4 gennaio 1973 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo
  • DELL’AQUILA Filippo, nato a Campobello di Mazara il 2 maggio 1964 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
  • TRIPOLI Mario, nato a Castelvetrano il 16 giugno 1972 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
  • GIACALONE Bruno, nato a Mazara del Vallo il 30 giugno 1961 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo,
  • GRECO Angelo, nato a Mazara del Vallo il 4 febbraio 1969 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara
  • GUARINO Calogero, nato a Castelvetrano il 28 luglio 1969 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • MATTARELLA Giovanni, nato a Mazara del Vallo il 10 marzo 1966 della famiglia mafiosa di Mazara del Vallo
  • MILAZZO Leonardo, nato a Castelvetrano il 15 giugno 1978 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • BONGIORNO Giuseppe Paolo, nato a Castelvetrano il 5 agosto 1988, della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • SIGNORELLO Vittorio, nato in Svizzera il 9 settembre 1962 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • TILOTTA Giuseppe, nato a Castelvetrano il 29 ottobre 1962 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • TRIOLO Antonino, nato a Partanna il 12 gennaio 1970 della famiglia mafiosa di Castelvetrano
  • VALENTI Andrea, nato a Campobello di Mazara il 27 giugno 1952 della famiglia mafiosa di Campobello di Mazara

e quale concorrente esterno

  • CATTANEO Carlo, nato a Castelvetrano il 6 giugno 1985.

Le FOTO degli arrestati:

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