“Mi chiamo Matteo”. Quando gli agenti della Polizia Italiana (Sco e Squadra Mobile di Trapani), alla presenza della Polizia rumena, lo hanno fermato mentre usciva dal portone della palazzina, a Timisoara, in Romania, e gli hanno chiesto come si chiamasse, lui ha declinato le sue generalità citando solo il nome, “mi chiamo Matteo”. Così il latitante mazarese Vito Bigione si è presentato ai poliziotti che catturandolo hanno interrotto la sua latitanza cominciata nello scorso mese di luglio. Il Capo della Mobile di Trapani, Fabrizio Mustaro, però non ha voluto svelare quale cognome Bigione utilizzasse in Romania né se la carta d’identità usata fosse vera, segnale questo che ci sono altre indagini in corso. “Cattura di grande rilevanza” ha sottolineato in conferenza stampa il Questore di Trapani, Claudio Sanfilippo. A finire in manette è certamente l’uomo più fedele al boss latitante Matteo Messina Denaro, tanto vicino da utilizzare per le sue false generalità, il nome di battesimo del capo di Cosa nostra trapanese che resta un ricercato, latitante dal 1993. Bigione abitava al quarto piano di una palazzina residenziale, a casa gli agenti, che già lo pedinavanmo da una decina di giorni, hanno trovato 10 mila euro in contanti. Bigione è non solo l'”ambasciatore” della mafia trapanese e di Messina Denaro a proposito dei traffici internazionali di cocaina, ma per gli investigatori che lo hanno catturato è al momento il capo del mandamento mafioso di Mazara del Vallo. E in Romania non è escluso che avrebbe ripreso la sua caratura di grande intermediario della mafia trapanese. Un colpo duro dunque è stato inferto all’organizzazione mafiosa che a Trapani resiste con un suo zoccolo duro. Contro Bigione è stato eseguito un mandato di arresto europeo emesso dal procuratore generale di Reggio Calabria Dino Petralia. Bigione deve scontare una condanna a 15 anni scaturita da una indagine su un maxi traffico di cocaina tra la Namibia, dove Bigione risiedeva all’epoca e dietro la sua attività di imprenditore della pesca, usava i pescherecci per fare arrivare la cocaina in Sicilia, a Mazara e da lì la droga giungeva in Calabria. Un maxi traffico di cocaina gestito da Cosa nostra trapanese e dalle ‘ndrine di Platì. Ma contro Bigione le nuove accuse scaturite dal blitz antimafia recente denominato Anno Zero dove è stato intercettato mentre riorganizzava il mandamento mazarese rimasto senza capo dalla morte del boss Mariano Agate. La sua cattura è stato frutto di una indagine condotta per due mesi dai poliziotti della “catturandi” della Squadra Mobile di Trapani. Un lavoro investigativo al quale hanno collaborato la Squadra Mobile di Palermo e lo Sco, una rete di intelligence, coordinata dalla Procura antimafia di Palermo e in particolare dall’aggiunto Paolo Guido, con i pm Francesca Dessi e Alessia Sinatra, nel caso della cattura di Bigione, e che sta parecchio lavorando sulle trame mafiose trapanesi.
fonte lastampa.it