La protesta dei penalisti

Emendamento “prescrizione”, gli avvocati lasciano le aule giudiziarie. L’opposizione attacca: “Inerzia della magistratura è il problema da risolvere”

È stallo in Parlamento sulla riforma della prescrizione e il decreto sicurezza e intanto i penalisti italiani hanno deciso da oggi e sino al 9 novembre di disertare le udienze, anche quelle civili. E’ noto che sui due provvedimenti si registra ancora il muro contro muro tra i partiti al Governo, M5s e Lega. I relatori M5s hanno presentato un emendamento che modifica soltanto il titolo del provvedimento, lasciando inalterato il contenuto della norma contestata, ma le commissioni parlamentari ancora non si esprimono sull’ammissibilità. Protestano le opposizioni, denunciando il comportamento della maggioranza che “offende il Parlamento, tenendolo ostaggio dei propri litigi”.  “Una norma aberrante che nega principi costituzionali fondamentali come quello del diritto ad un “giusto processo”, ovverosia un processo che si svolga in tempi rapidi e certi e la cui trattazione non sia rimessa alla sola volontà della magistratura – dice il deputato del Pd Carmelo Miceli – I Grillini in Commissione Giustizia hanno ammesso candidamente che questa modifica della prescrizione è stata ispirata dal Dott. Davigo, un magistrato (oggi siede nel Consiglio Superiore della Magistratura) per il quale la prescrizione è una delle principali ragioni del collasso di tutto l’impianto giudiziario. Ecco, la differenza sta tutta qui: per Davigo – prosegue l’on. Miceli, peraltro noto penalista siciliano – la prescrizione è un problema, per noi del PD è un diritto fondamentale di chi non può essere sottoposto ingiustamente ed eternamente ad un processo penale. Per Davigo la prescrizione è una patologia del sistema giudiziario causata dagli espedienti dei difensori, per noi è la giusta conseguenza all’inerzia della magistratura. E dove stia la verità lo provano quei dati statistici che certificano impietosamente che il 70% circa delle prescrizioni maturano i in fase di indagine”. Denunciano i penalisti italiani: “Il Ministro della Giustizia Alfonso Bonafede ha preannunciato un emendamento al ddl anticorruzione, che prevede la sospensione sine die della prescrizione dopo il primo grado di giudizio. L’emendamento è poi stato formalmente presentato da parlamentari del movimento politico di appartenenza del Guardasigilli”. Attraverso una lunga nota, i penalisti hanno così espresso dissenso contro il provvedimento: “Al di là di considerazioni legate alle modalità di questa iniziativa legislativa, il fatto che si intervenga su una materia così delicata con un blitz, inserendo la norma in un provvedimento che ha tutt’altro contenuto, serve ricordare come i tempi di prescrizione siano già stati allungati considerevolmente dal precedente governo, con la sospensione dei termini per 18 mesi dopo la sentenza di primo grado, e di altri 18 mesi dopo la sentenza in appello. La riforma appare inutile, dannosa e anticostituzionale perché renderebbe eterni i processi dopo la sentenza di primo grado, quando è fatto notorio che il 70 per cento dei procedimenti penali finisce in prescrizione al termine delle indagini preliminari”. I rappresentanti della camere Penali, aggiungono inoltre che “La prescrizione è norma di diritto sostanziale e pertanto la sospensione del processo potrà essere applicata solo per i fatti reato commessi dopo l’entrata in vigore della norma e, cioè, nella pratica i primi effetti concreti, con la sospensione del processo dopo la sentenza di primo grado, si avranno in un lasso di tempo compreso fra i 5 e i 10 anni. E’ sicuramente vero che la giustizia, così come sottolinea a più riprese il Ministro, e’ amministrata in nome dei cittadini però gli avvocati, attori fondamentali del processo posti, tra l’altro, a garanzia e tutela dei diritti fondamentali, hanno il dovere di segnalare che una prescrizione sine die contrasta con i principi della ragionevole durata del processo stabilita dall’art. 111 della Costituzione nell’interesse di tutti i cittadini siano essi imputati o persone offese. Un processo senza fine è anche un processo senza giustizia per le potenziali vittime ed una pena senza fine per i cittadini imputati che, pur presunti innocenti per la nostra costituzione, sarebbero costretti a vivere decenni nell’incertezza sulla propria onorabilità e libertà personale. E’ evidente che questa preannunciata riforma non sia altro che l’ennesimo slogan populista che si limita ad indicare una criticità del sistema senza però esaminarne le cause, le possibili soluzioni e le ripercussioni negative di riforme inopportune che graverebbero su tutti i cittadini. Allo stesso modo in cui si affossa la riforma carceraria senza avere risolto i problemi di sovraffollamento e di contrarietà del trattamento carcerario ai diritti umani, si abroga l’istituto della prescrizione senza aver garantito il principio di ragionevole durata del processo, in nome di una concezione sostanzialmente autoritaria dello Stato e del diritto penale”. A Trapani le ragioni della protesta sono stati spiegati oggi nel corso di una assemblea dal presidente della Camera Penale, avv. Salvatore Alagna: “Siamo dinanzi al ripetersi di un attacco violento ai diritti della difesa, e badate – dice Alagna – parlo non solo dei diritti della difesa di un imputato ma anche dei diritti della difesa che spettano ad una parte offesa. Nella scorsa legislatura gli avvocati hanno subito la riforma dell’allora ministro Orlando e le norme del cosiddetto codice antimafia, anzi l’attacco l’hanno subito il giusto processo e le garanzie costituzionali, oggi questo Governo calca la mano. Lo ripetiamo da tempo, dilatare un processo è qualcosa fuori dalla nostra Costituzione”. “Siamo dinanzi ad un problema di metodo – aggiunge l’avv. Marco Siragusa – siamo dinanzi ancora ad un Governo che come i precedenti non vuole risolvere i problemi della Giustizia in maniera logica, utile e intelligente , riscrive norme invece di destinare risorse per migliorare la giustizia sotto i profili strutturali ma anche in termini di risorse umane, se mancano i giudici i processi non saranno mai brevi, anche se modifichiamo il regime della prescrizione”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.