ALCAMO. Un incontro profondo, significativo e particolarmente toccante per gli studenti del liceo “Ferro” di Alcamo che questa mattina hanno incontrato Ugo Foà, testimone dei terribili anni delle deportazioni degli ebrei nei cambi di concentramento. Oltre ottantanni dopo l’entrata in vigore delle terribili e criminali leggi razziali, Ugo Foà, che sulla sua pelle ha subito l’ingiustizia, il terrore e la paura, ha raccontato la sua preziosa testimonianza agli studenti. La sua è un’eredità che lui stesso ha deciso dopo anni di raccontare, in particolare ai giovani.
L’incontro è stato fortemente voluto dalla scuola e organizzato dalla Professoressa Roberta Bertolino e dal Dirigente Prof Giuseppe Allegro. “Attraverso un approfondito lavoro storiografico seguito dai docenti di filosofia e storia, hanno prodotto la rivista monografica Zakhor che ha partecipato al concorso “i giovani ricordano la Shoah” superando la selezione regionale”. All’incontro ha partecipato anche il Sindaco di Alcamo Domenico Surdi che ha portato il suo contributo. Recente il Consiglio Comunale di Alcamo ha approvato l’iscrizione del Comune di Alcamo all’Anagrafe Antifascista.
“Mi piace molto stare trai giovani e poter raccontare, raccontando fatti concreti, quei terribili anni affinché la giornata della memoria non sia soltanto una giornata di ricordo, ma di reale consapevolezza. Voi potete fare qualcosa, avete una doppia arma: la prima è la gioventù e la seconda il voto. Votare è una arma che ci permette di scegliere chi ci deve governare. – ha affermato Ugo Foà rivolgendosi agli studenti – Per anni quelle ferite profonde non mi hanno permesso di parlare di quei tragici momenti, dopo quarant’anni ho sentito il bisogno di parlarne, soprattutto con i giovani. Nel 1938 le leggi razziali sono partite colpendo le classi più deboli di italiani di religione ebraica. Ricordo bene il momento in cui mi toccò personalmente: ero piccolo e all’improvviso mi venne vietata la scuola. In quegli anni erano in corso i licenziamenti dei dipendenti pubblici ebrei, degli ebrei arruolati nelle forze dell’ordine, una legge dopo l’altra che ha impedito alla popolazione ebraica di essere cittadini e di godere dei diritti civili, fin all’attuazione totale delle leggi azziali nel 1943″.
“Nel ’38 – ha continuato Foà – avevo dieci anni e vivevo a Napoli. Per me la scuola era tutto, e sentivo che mi stavano strappando qualcosa di mio: la scuola. Perché la scuola è mia, vostra, e sentirsi dire improvvisamente che non potevo più frequentarla mi ha creato sofferenza. Così iniziai a studiare a casa e a fine anno provai a fare l’esame da esterno per superare l’anno scolastico. Ricordo ancora l’elenco delle presenze in cui dovevo firmare, c’era scritto in rosso “Ugo Foà – Razza Ebraica”, fu così anche negli anni successivi. Poi durante la prova di italiano fui costretto a mettermi in un banco separato dal resto dei ragazzi, non potevo stare con loro perché di razza ebraica. La Presidente di Commissione mi si avvicinò all’orecchio e mi sussurrò: “Foà coraggio, questo finirà”. Un gesto che in un momento difficile come quello mi ha dato molta forza. Erano gli anni dei movimento clandestini di resistenza antifascista, un movimento importantissimo per il nostro Paese”.
Foà, oltre a ricordare quei terribili bui che hanno colpito molti italiani, la sua famiglia e molti dei suoi amici, si è soffermato sui temi del negazionismo e del riduzionismo: “Ogni volto che qualcuno dubita della realtà di quei fatti tragici definiti Shoah, rispondo con un elenco di duecento nomi. Sono alcuni dei tanti bambini italiani deportati nei campi di concentramento.”
“Dopo la liberazione dal fascismo e dal nazismo – ha concluso Foà – sono tornato a scuola. Erano passati cinque anni e ricordo bene quel giorno, ero timido, mi ero dimenticato come fosse l’aula, la lavagna, stare sui banchi, ma è stato bello non leggere accanto al mio nome “Razza Ebraica”. Finalmente avevo riacquistato la mia libertà, ma soprattutto la dignità, quella che nessuna legge e nessun essere umano era riuscito a distruggere”.
Servizio di Emanuel Butticé ed Eros Bonomo