La cocaina del boss (VIDEO)

Matteo Messina Denaro dietro un maxi traffico di droga tra Marocco e Sicilia, arrestato l’anziano avvocato Antonio Messina

Cosa nostra non abbandona i suoi affari storici. Al comando del famigerato latitante Matteo Messina Denaro, la mafia trapanese mantiene un ruolo nei grandi traffici di droga, cocaina in particolare. Tre arresti sono stati messi a segno nelle ultime ore. Ad eseguire l’operazione denominata “Eden 3” sono stati i Gico della Guardia di Finanza, Carabinieri del comando provinciale di Trapani e dei Ros di Palermo. Ad essere scoperto un traffico di droga tra Marocco, Sicilia, e Milano, tra il 2013 e il 2018. Ad essere intercettati un maxi carico di hashish, oltre una tonnellata, 180 chili di hashish destinati alle ‘ndrine calabresi, 60 chili della stessa sostanza stupefacente destinati al mercato milanese, altri 240 chili di droga sequestrati  nel 2013 a Carate Brianza, in Lombardia.. Una inchiesta della Procura antimafia di Palermo, coordinata dal procuratore Lo Voi, dall’aggiunto Guido e dai pm Dessì, Padova e De Leo. Uno degli arrestati è nome parecchio noto, un ex avvocato di Campobello di Mazara, Antonio Messina, massone di gran rango, al centro di tante trame mafiose. Messina 73 anni è stato posto ai domiciliari, lo hanno arrestato a Bologna, dopo il carcere in Sicilia non è tornato ma avrebbe seguito tante cose, affiancando il più giovane Matteo Messina Denaro, 57 anni. A finire arrestati sono stati anche Giacomo Tamburello e Nicolò Mistretta, esponenti della cosca campobellese. Dalle indagini condotte è emerso che gli esponenti del clan mafioso, hanno agito preoccupandosi di dirottare nelle segrete casseforti della mafia trapanese e in particolare delle cosche della Valle del Belice, parte degli ingenti guadagni introitati con i traffici di droga, gli investigatori presumono guadagni superiori al milione e mezzo di euro. Denari fatti arrivare anche ai familiari dei boss detenuti al 41 bis. Figura di quella di Antonio Messina il quale si è anche adoperato per dirimere i contrasti insorti per ragioni economiche tra gli associati, organizzando nell’hinterland milanese degli incontri con Nicolò Mistretta. Tamburello era solito utilizzare svariati recapiti telefonici anche internazionali fittiziamente intestati a terzi e impiegando un predeterminato codice di cifratura manteneva i contatti con mediatori e fornitori del narcotico dimoranti in Spagna e Marocco e si relazionava con i complici facenti parte della rete del traffico e poi dello spaccio presenti nel Nord Italia incaricati della commercializzazione dello stupefacente importato. Indagine importante che un giorno fece saltare dalla sedia un carabiniere posto all’ascolto di una intercettazione, “iddu viene a Trapani, lo accompagna Mimmo alla stazione”. Mimmo era Mimmo Scimonelli il capo cosca di Partanna, Iddu subito si pensa a Messina Denaro, il super latitante. Non troveranno nessuno, è probabile che il colloquio era riferito ad un episodio trascorso. Conferma però quel colloquio che il boss non sta nascosto, ma si muove, forse anche col treno, nonostante da queste parti siciliane non viaggia con l’alta velocità.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.