Si complica la situazione finanziaria e un gruppo di soci reclama azioni disciplinari
Due anni addietro il nostro racconto sulle vicissitudini finanziarie della sezione di Trapani della Lega Navale. Un fiore all’occhiello oggi parecchio sfiorito. Pesante situazione finanziaria, debiti irrisolti con l’Erario. Somme esorbitanti, per oltre 400 mila euro, risultato pare di una politica dispendiosa degli ultimi dieci anni almeno, con bilanci poco aderenti alla realtà. E nonostante le rassicurazioni fatte proprio alla nostra redazione dal presidente Nicola Di Vita, come se il nostro racconto fosse frutto di visioni infondate, a due anni esatti i problemi esistono e persistono, e il malato, la Lega Navale sezione di Trapani, si è aggravato. Questione seria, soprattutto per la fiducia che la Lega Navale gode presso enti locali e palazzi delle Istituzioni, si ricorda che la Lega Navale opera sotto il patronato della Presidenza della Repubblica. Questione che pare potrebbe finire sul tavolo della Procura di Trapani: la “patata bollente” che poteva essere due anni addietro il ripiano del deficit, oggi potrebbe essere diventata una vicenda giudiziaria bella e buona. Il vento che soffia non è dei migliori, difficile potere mettere in mare qualsiasi barca per far riprendere la navigazione d’eccellenza alla Lega Navale di Trapani. Tutto nasce da una gestione finanziaria dissennata e il cui risanamento pare essere finito nelle mani di chi avrebbe provocato il buco nei bilanci. Già un gruppo di soci nel febbraio 2018 aveva chiesto interventi drastici al Consiglio direttivo guidato dall’avv. Nicola Di Vita, ed alla Presidenza Nazionale: ricognizione debitoria al dicembre 2017, elenco dei soci e quote versate, approvazione dei bilanci, dettaglio su spese e causali, relazione su interventi di manutenzione, rendicontazione operazioni eseguite dal direttivo, dimissioni dei soci facenti parte dei direttivi, consigli probiviri e revisori per gli anni in cui si è registrata evasione di imposte, avvio cautele legali ed azioni di recupero nei confronti dei responsabili. Ma due anni dopo la situazione non è cambiata. Pare che il direttivo in carica, invece di attivare denunzie ed azione di responsabilità verso i componenti di cariche sociali degli ultimi anni, abbia trovato un capro espiatorio, e questo in un dipendente della Lega Navale, V.P. che risulta licenziato (è anche socio), che dice di avere appreso di una contestazione disciplinare attivata nei suoi confronti al fine dell’espulsione basata su una relazione “inesistente” e senza specificazione degli addebiti verso cui potersi difendere. Le procedure poste in essere sono apparse parecchio azzardate, e da qualche tempo vi sono esposti anche pesanti arrivati sul tavolo della presidenza nazionale della Lega Navale per sollecitare decisi interventi di “pulizia” della Sezione e nei confronti degli amministratori, revisori e probiviri, responsabili di mala gestio. Anche perché a leggere il contenuto di alcune relazioni ricognitive, certe ispezioni sarebbero state condotte da chi semmai doveva essere “controllato” e non essere “controllore”, come invece sarebbe accaduto. E così sono sparite nel dimenticatoio quelle che sembrano essere gravi malefatte (per oltre 400 mila euro), sono emersi presidenti della sezione che avrebbero utilizzato gratuitamente e per attività professionali proprie, locali della Lega, che ha sede in una proprietà comunale, il “Lazzaretto” (non si conosce la regolarità contributiva del DURC per l’affidamento del bene pubblico), presidenti che avrebbero assunto o fatto assumere loro familiari, componenti del direttivo che avrebbero affidato a imprenditori loro familiari o amici l’esecuzione di lavori lievitati in maniera esorbitante nel costo, componenti di direttivo non in regola nella gestione di posti barca, per non dire poi degli utilizzi a titolo gratuito di bar e ristorante, o di lavori, come la realizzazione di una fossa Imhoff lievitati da 32 mila a 80 mila euro. O ancora abitudini in netto contrasto con i profili morali della Lega Navale, come per esempio l’abitudine di alcuni soci o dirigenti di alimentare le proprie barche con il “gasolio agevolato”, ossia quello concesso con chi con il mare ha un rapporto di lavoro, come i pescatori ad esempio, e non riservato a chi invece va a mare per diletto. Insomma due anni dopo aver raccontato le cose che non funzionavano dentro una associazione così importante per la città, la Lega Navale, i fatti si sono oltremodo complicati e sono emersi episodi di grave malcostume che potrebbero interessare la magistratura, anche se per Statuto (sic!) i contrasti tra i soci non possono essere denunciati alla magistratura ordinaria, ma possono essere sottoposti alle strutture gerarchiche della stessa associazione e cioè presidenza regionale e nazionale (almeno sin quando questi organi intervengano sollecitamente, cosa che non pare ad oggi accaduta). Un’altra bella frittata trapanese, una iniziativa importante per la città che rischia di sfasciarsi per troppa sfacciata faciloneria.
Da qualche tempo di queste vicende si fa un gran parlare cosa che ha indotto il direttivo della Lega Navale in carica a diramare e affiggere nei locali utilizzati una nota con la quale vengono rassicurati i soci sulla situazione di ottima salute di cui gode la sezione e smentiti i fatti di malagestio e debitori emersi in passato. Si tratta del Consiglio Direttivo che non però a detta di molti non ha attivato azione di responsabilità verso i precedenti amministratori. Rassicurazioni di tranquillità in vista del rinnovo degli organi sociali la prossima primavera?