Prosegue presso il Tribunale di Trapani il processo che vede imputato Vito Nicastri a seguito dell’operazione della DIA denominata “Eolo”. I beni dell’imprenditore alcamese , sequestrati nel settembre 2010, valutati circa 1,5 milioni di euro, sembrerebero riconducibili ad investimenti effettuati da cosche mafiose del trapanese. In tribunale le indagini prosegono per stabilire quali siano i beni di provenienza illecita e quali no. Lavoro complesso per i magistrati che si ritrovano ad indagare tra 43 società nel campo dell’energia elettrica, numerosissimi conti correnti e diversi immobili. Tra questi immobili l’ex sala ricevimento “Panorama” ad Alcamo. L’immobile stava per essere ristrutturato e riammodernato. Inoltre un altro filone di indagine collega Vito Nicastri con l’inchiesta di Catania Iblis, l’indagine che vede collegati i rapporti tra mafia, politica e diversi imprenditori nel Catanese. Dall’inchiesta sembrebbe emergere che in ogni affare l’imprenditore alcamese trovasse un’ intesa con la criminalità organizzata del posto. Spostandosi da Matteo Messina Denaro nel Trapanese ai Lo Piccolo di Palermo fino a giungere dalle parti di Catania e nel Calabrese. Dai conti di Nicastri arrivano le prime indiscrezioni sui i rapporti con la politica. Pare, infatti, che l’imprenditore abbia versato denaro al deputato regionale Riccardo Savona e al Presidente della Regione Raffaele Lombardo. Gli inquirenti, inoltre, stanno seguendo la pista sui diversi legami che pare ci siano stati anche con esponenti politici del Trapanese e della città di Alcamo.