“La Passione” secondo Cristina Pirrone– (foto)

Se qualcuno pensa che una mostra fotografica non comporti studio, fatica, passione e sofferenza si sbaglia di grosso. Una mostra è anche molto di più di tutto questo. Il fotografo attraverso la sua arte giunge a mostrare squarci del proprio mondo interiore ma non senza un’attenta analisi di se stesso. Fotografare non è solo porre sotto l’attenzione dell’obiettivo alcuni aspetti del mondo esterno ma è anche e soprattutto scegliere quegli aspetti per esprimere il proprio punto di vista e la propria visione del mondo e della vita. Difficilmente ciò avviene senza la fatica di guardarsi dentro. Il travaglio interiore, e un lavoro accurato durato almeno 8 mesi tra studi e scelta di location e soggetti, emerge dalla mostra fotografica curata da Cristina Pirrone (progata fino all’8 Maggio presso il Collegio dei Gesuiti di Alcamo). “Passion Time” non è semplicemente la passione di Cristo, non solo, è la storia dell’umanità che ormai “Non ci pensa più due volte ad uccidere un uomo o a crocifiggerlo con i suoi giudizi” – come la stessa autrice dichiara. E se l’autrice voleva provocare delle emozioni vi è senza dubbio riuscita grazie all’umanizzazione di una storia troppo spesso sacralizzata e talvolta sminuità della sua naturalezza e dei suoi aspetti meramente terreni. Se il sacro, secondo una delle etimologie possibili, è separazione di terreno e divino l’autrice si accosta di più alla visione ciceroniana della religione, la cui etimologia rimanda alla rilettura al ripercorrere. Una rilettura che non è semplice riproposizione ma traspozione di una storia antica in un’epoca moderna e ricca di contraddizioni, ma più vicina all’uomo e alle sue dolorose sfaccettature. Una visione della storia di Cristo che ricorda molto la Buona Novella di De Andrè attenta alle sensazioni e alle emozioni molto più che ad estasi o dogmi. Impossibile rimanere indifferenti alle immagini di Cristina Pirrone. “Benvengano tutte le interpretazioni e tutte le emozioni che la gente vede emergere confrontandosi con le fotografie” – aggiunge l’autrice. Le immagini sono li proprio per sortire questo effetto e per permettere il nascere di molteplici punti di vista. “Punti di vista” è il titolo di una delle opere esposte, in un certo senso sintesi della visione dell’arte in quanto sottolinea che una volta messa al mondo dall’autore l’opera è al servizio degli osservatori, liberi di vedere o sentire a seconda dei propri personali punti di vista.

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Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.