Capita di spostarsi in macchina (detta anche automobile, a meno che non sei il figlio di un tal sindaco si spera uscente, nel qual caso avresti la bat-mobile). E di questi tempi diventa triste fare un pieno. Sono finiti i bei giorni passati quando bastava fermarsi dal benzinaio sotto casa a far benzina prima di andare laddove dovevi andare (e per come ci volevi andare). Il prezzo è diventato talmente alto che non basta più la fidelizzazione del cliente con bollini e promesse di improbabili premi (quasi sempre del tutto inutili). Adesso prima di buttarmi nell’investimento di un pieno mi do da fare con amici e conoscenti per sapere dove la benzina costa meno. Le telefonate si sprecano (con il sentito ringraziamento delle compagnie telefoniche): è tutto un rincorrersi di voci incontrollate sulle quotazioni dei prezzi del carburante nei vari distributori del paese. Col cavolo che gli do i soldi a quello vicino casa se l’amico sostiene che ha trovato la verde a 10 centesimi in meno dall’altra parte dell’abitato. Faccio un quarto d’ora di strada in più (consumando 1,5 litri di benzina circa, che costano in euro 2,50) per scoprire che l’amico ha confuso centesimi con millesimi, il risparmio lì è di euro 0,010 per litro, praticamente irrisorio (considerando che come ci insegnavano a scuola lo 0 dopo la virgola non vale, ma solo quello che è posto dopo le cifre). Di sfuggita mi sovviene che i millesimi di euro nella vita reale non esistono affatto se non sul prezzo dei carburanti: non l’avranno fatto per confondere il mio amico!?! (notare la punteggiatura in stile fumetto, ma calzante: esclamazione interrogativa). Che fare allora, ¿(segno grafico preso in prestito dalla lingua spagnola che indica l’inizio di una domanda) mi sbrigo con 20 euro di benzina in attesa che la congiuntura internazionale sia favorevole e tra un paio di giorni riprovo o me ne vado a Castellammare sperando di trovare chiuso quel famoso benzinaio che è il meno caro del circondario, ma solo quando è in automatico?
Il prezzo del carburante sale per colpa della guerra in Libia, sale per la tassa sulla cultura (tutta colpa degli intellettuali, eh?), sale per i “future” (cioè le speculazioni) sul prezzo del petrolio e sembra non arrestarsi mai. La cosa è fastidiosa e allora sono corso sul web a cercare di capire che succede. Le notizie in rete sono frammentarie e di difficile lettura anche a causa del continuo cambiamento dei prezzi, la loro non omogenea distribuzione sul territorio italiano e anche i raffronti con il resto d’Europa discordanti. Persino quello che dovrebbe essere scontato, cioè che il costo della benzina è legato a quello del petrolio, pare non sia vero. In questi giorni che il petrolio è al minimo annuo (97 dollari al barile), la benzina rimane infatti ai massimi (anche 1,60 euro al litro). Dicono che sul prezzo finale dei carburanti incidano altri fattori: le concessioni agli Stati produttori (che rimangono fisse per le durate dei contratti), il costo industriale (che immaginiamo non soggetto fluttuazioni incontrollate) e il trasporto (il trasporto dipende dal prezzo dei carburanti o il prezzo dei carburanti dal trasporto?). Con l’euro che resta forte rispetto al dollaro, la moneta con cui viene contrattato il petrolio, il costo in Europa dovrebbe diminuire con vantaggi per i consumatori. Invece i prezzi rimangono fermi e si avvantaggiano solo le industrie petrolifere. Fatto sta che sul mercato al momento un litro di benzina viene pagato 0,53 – 0,54 euro al litro. Le compagnie petrolifere fanno un guadagno di 0,15 – 0,16 euro al litro in media. Il resto sono tasse che incamera lo Stato italiano (circa 0,90 euro al litro). Infatti oltre alle accise (imposte fisse), sul prezzo globale incide parecchio l’iva al 20%, che incredibilmente (e senza vergogna) viene calcolata sull’intera cifra, cioè anche sulle stesse accise (l’iva sulle tasse!). Se il discorso vi sembra troppo matematico mi spiace, ma non posso fare a meno di consegnarvi un’altra perla che ho scovato sull’argomento accise che pesano sul prezzo. All’indirizzo http://www.camera.it/_dati/leg14/lavori/stenografici/sed440/pdfbt31.pdf infatti, un’interrogazione parlamentare del 2004 chiarisce: “E` stato calcolato che il 70 per cento del costo di un litro di benzina verde è costituito da accise ed imposte alcune delle quali risultano davvero sconcertanti, come ad esempio:
1,90 lire per la guerra di Abissinia del 1935;
14 lire per la crisi di Suez del 1956;
10 lire per il disastro del Vajont del 1963;
10 lire per l’alluvione di Firenze del 1966;
10 lire per il terremoto del Belice del 1968;
99 lire per il terremoto del Friuli del 1976;
75 lire per il terremoto dell’Irpinia del 1980;
205 lire per la missione in Libano del 1983;
22 lire per la missione in Bosnia del 1996;
39 lire (0,020 euro) per il rinnovo del contratto degli autoferrotranvieri del 2004.
Il tutto per un totale di 486 lire, cioè 0,25 euro; buon senso vorrebbe che al cessare della causa che determina una tassa, dovrebbe cessare la tassa stessa. In Italia invece non è così.” Naturalmente tengo a precisare che nessuna delle accise sopra elencate è stata eliminata dal 2004 ad ora, malgrado l’aumento incontrollato del costo della benzina (e del gasolio) che fa crescere anche tutti i prezzi dei beni di consumo; anzi, vi è stata aggiunta l’accisa sulla cultura. Una scelta precisa del governo nel tentativo di rendere odiosi gli intellettuali, accusati di simpatie sinistrorse, agli automobilisti (cioè a tutti gli italiani). Se punisci tutti per colpa di qualcuno, quel qualcuno risulterà insopportabile agli altri, si saranno dette le teste d’uovo al potere (pare però che la manovra non abbia funzionato, stando alle ultime amministrative).
Ancora un paio di numeri che mi sono sembrati interessanti, poi la smetto. Sapete quanti litri di benzina si vendono in Italia? 13 miliardi di litri (dato del 2009). Quanto vale l’accisa sulla cultura? 0,0073 euro/litro per 13 miliardi = 94,4 milioni di euro l’anno. Lo Stato inoltre nel complesso ricava dalla vendita della benzina in Italia circa 7,4 miliardi di euro l’anno.
Siete ancora convinti, cari alcamesi, che valga la pena di fare la passeggiata in auto nel Corso il sabato pomeriggio? Oltre all’inquinamento, al rumore, al nervoso che accumulate in macchina, pensate a QUANTE TASSE STATE PAGANDO!!!
E la prossima volta uscite a piedi…