PALERMO – E’ di alcuni giorni fa la notizia della nascita di un nuovo gruppo che, sulla scia del movimento spontaneo di protesta nato dai giovani spagnoli, si preannuncia battagliero iniziando la sua “carriera” in grande stile. Stiamo parlando delle “Forchette Rotte”, movimento giovanile nato con l’intento di tutelare gli interessi dei giovani che ormai hanno come unica prospettiva quella di abbandonare il nostro Paese. “I giovani siciliani si sono rotti. Col nostro futuro non ci mangia più nessuno”, è questo lo slogan del movimento e che ha già lanciato le sue proposte attraverso l’invio di mail e buste, con allegata una cartolina, al presidente della Regione, Raffaele Lombardo, ai gruppi politici all’Ars, al sindaco di Palermo e ai consiglieri comunali, al presidente della Provincia di Palermo, a Confindustria e ai sindacati, al rettore dell’ateneo palermitano e a diversi quotidiani e televisioni. Nella missiva è stata chiesta l’abrogazione delle norme della legge 104 che consentono in Sicilia di andare in pensione a 40 anni. Ma l’attività delle Forchette rotte è proseguita anche ieri, prendendo di mira la realtà universitaria. Un’altra e-mail è stata spedita ai rettori delle quattro università siciliane, Roberto Lagalla (Palermo), Antonio Recca (Catania), Francesco Tomasello (Messina) e Salvo Andò (Enna). “Questa volta – si legge in una nota dei giovani delle ‘Forchette rotte- denunciano la parentopoli negli atenei: 100 grandi famiglie dinastiche, padri, figli e parenti controllano le facoltà in Sicilia. I parenti salgono in cattedra e diventano docenti e i talenti prendono la valigia e diventano migranti. A questo modello universitario diciamo basta – scrivono – e ai vertici dell’Università siciliana diciamo che ci siamo rotti e che col nostro futuro non ci mangia più nessuno”.