Si accumulano una sopra l’altra in un angolo della scrivania fino a debordare, diventando cumuli simili a colline che crescono disordinatamente e sulle quali si poggiano gli altri oggetti. Parlo delle lettere, cioè delle buste chiuse che arrivano per posta e dalle quali, a differenza di quanto accadeva un tempo, non ci aspettiamo più delle notizie di qualche amico o parente lontano, piuttosto delle seccature burocratiche, conti da pagare (o resoconti di quanto già pagato) oppure pubblicità in quantità. Non c’è quindi alcuna voglia di sedersi a scoprire quanto ci viene mandato, tutta quella carta sprecata rimane per giorni e settimane a ricoprire, preservandolo dalla polvere, il piano del vecchio scrittoio in ciliegio. Anche la lampada da tavolo inizialmente assediata dalle truppe cartacee, ora campeggia in cima alla collina delle buste e da più in alto dirige il suo faro di luce su penne, matite e gomme poco usate, infine sul neoeletto principe della scrivania, il pc portatile. Con la coda dell’occhio per giorni osservo prosperare il mucchio delle carte delegando a quando “avrò tempo” il fastidioso compito di spulciare tra le missive quelle di una qualche utilità, cestinando senza rimorsi le altre. È solo quando mia moglie comincia a mandarmi sguardi di muto rimprovero (dato che non si sa in base a quale trattato non scritto, ma in vigore sin dai primi giorni del nostro matrimonio, alle questioni amministrative devo pensare io) che stabilisco “entro questa settimana lo faccio”. La settimana è però passata e le carte sono ancora lì.
Domenica mattina, come al solito mi sveglio alle 7,00 ma stavolta invece di prendermela comoda, girarmi dall’altra parte e schiacciare un altro pisolo di un’oretta, decido che posso affrontare il nemico, mi alzo di scatto e mi dirigo verso lo scrittoio. Ora o mai più. Sposto il portatile e comincio ad impilare con un certo ordine le buste, scartando subito quelle evidentemente di pubblicità. Poi mi rendo conto che faccio prima se recupero il cassonetto bianco per la carta e lo posiziono sotto lo scrittoio, in modo da smaltire correttamente le pubblicità evidenti (quelle che si riconoscono dalla busta e che non apro nemmeno). In questo modo ho dimezzato il materiale, mentre ciò che rimane merita una cernita più approfondita. Comincio quindi a mettere da parte le utenze di gas, acqua e luce che prendono il mio denaro “distraendolo” (cioè lo scippano mentre sono distratto) dal mio conto bancario, cioè sono pagate, ma conviene comunque tenere copia della bolletta in caso di controversie (e per questo motivo ciascuno di noi è costretto a tenere un archivio mostruoso dei pagamenti di anni ed anni di utenze, salvo poi verificare puntualmente che non trova la bolletta di quel bimestre che serviva). Quindi sono costretto ad aprire le altre.
Cosa ci trovo dentro? Di tutto. Letterine strappalacrime in cui presunti bambini del Botswana chiedono denaro da mandare sul conto di presunte associazioni benefiche con sede a Bucarest. Carta Gold inviata da 3 Italia (solo ai migliori clienti, dice, ma non capisco in quale senso io come cliente sarei migliore di qualcun altro) che permette di andare al cinema gratis una volta a settimana, bisogna fare l’attivazione via internet indicando il proprio indirizzo mail sul quale manderanno della reclame, salvo poi scoprire che ad Alcamo non sono convenzionati. Estratti conto delle banche, quella mia e quella di mia moglie, entrambi a pagamento e superflui, dato che i conti li controlliamo spesso online (naturalmente anche questa attività è delegata in genere a me, come spiegavo prima). Altroconsumo del quale sono convinto abbonato da un anno, anche se malgrado le mie segnalazioni continua a chiamarmi signor Elbarto non rendendosi conto di avere invertito le vocali del nome (ma secondo loro esiste qualcuno che si chiama Elbarto?), manda in regalo un manuale a scelta perché la mia fedeltà “merita di essere doppiamente ricompensata”, mettendo in palio anche una Bmw sul Grande Concorso Tal de’ Tali; mi convince e compilo la cartolina apposita, salvo poi leggere che il concorso scadeva il 31/05, chissà se mi inviano lo stesso il “Manuale delle pulizie”?
Si alza mia moglie, mi passa davanti con gli occhi semichiusi e le chiedo se pensa che sia una buona idea abbonarsi a Limes, rivista italiana di geopolitica, offerta esclusiva per noi abbonati de L’Espresso, ma non deve essere il momento giusto, mi risponde che non intende abbonarsi più a nessuna cosa, che ne ha le scatole piene degli abbonamenti e che, anzi, devo scoprire come mai Sky le ha addebitato 30 e più euro sul suo conto corrente bancario, cosa ho combinato? Non avevo detto che avremmo pagato una tantum 90 euro per dieci mesi, come mai dopo appena due mesi se ne sono presi altri 30? Telefona immediatamente, mi intima. Bofonchio rassicurante che lo farò, mentre mi domando da quando si è messa a controllare il suo conto?
La mia buona volontà vacilla, il numero delle buste sul piano è ancora cospicuo, e adesso mi è anche stato assegnato il tedioso compito di telefonare a Sky. In un ultimo atto di determinazione cerco quelle davvero significative, ne trovo un paio verdi con multe, una gialla dell’Agenzia delle Entrate (entrate per loro, Uscite per noi), del resto ne faccio un mazzetto e lo conservo laddove avevo imbucato le prime. Cioè nel contenitore bianco, in attesa di esporlo al martedì, giorno differenziato (rispetto altri giorni dedicati ad altri rifiuti) di raccolta della carta.