ALCAMO – La festa della patrona si lega a doppio filo alla storia della città e alla devozione che la cittadinanza mostra nei confronti di Maria Santissima dei Miracoli. La storia della patrona rimanda ai primi insediamenti presenti nell’antica città, intorno al quartiere di S.Vito, e al ritrovamento di un’ immagine con tutta probabilità dipinta, da pittore ignoto, intorno al XIII secolo. L’immagine per anni fu resa invisibile dalla fitta boscaglia che si creò intorno alla “cuba” (termine arabo che indica un antico mulino) quando questa smise di utilizzata. Secondo tradizione il 21 Giugno 1547 alcune donne intente a pulire i panni al ruscello della cuba si videro cadere addosso diverse piccole pietre. Cessata la prima scarica di pietre ne cominciò subito un’altra ma con enorme incredulità le donne si accorsero ben presto che oltre a non provare dolore, per i colpi inferti dalle pietre, coloro le quali avevano ferite o erano inferme venivano addirittura sanate da questi colpi. Alcune denunciarono ugualmente l’accaduto e le autorità cittadine, convinte dell’azione di qualche malfattore, decisero di abbattera la fitta boscaglia che si era creata. Dopo molte ricerche e notevoli testimonianze dalle donne che erano state sanate in una buca a forma di cappelletta venne trovata l’icona della Vergine.
Fu Fernando de Celada de Vega, allora governatore di Alcamo, ad innalzare quello che comunemente oggi chiamiamo Santuario, dedicato proprio alla patrona della città. Le sue ceneri riposano proprio nella chiesa, così come egli aveva espressamente chiesto.
Ancora oggi il 21 giugno è il giorno in cui la Madonna dei Miracoli viene ricordata con la processione e la chiusura della tre giorni di festa. Molte tradizioni sono andate perse e alcune sono state soppiantate dal sopraggiungere di una modernità incalzante. Un tempo nei giorni di festa si usava far benedire le bestie da soma al santuario. Le corse dei cavalli, un tempo fulcro insieme alla processione, non vengono più organizzate per le notevoli problematiche legali e di decoro ad esse collegate. Rimane, tuttavia, e ancora piuttosto forte la devozione nei confronti della Patrona che molti onorano ancora con la tradizionale processione a piedi scalzi.
Ormai la festa patronale sembra essere diventata motivo di bilanci politici e spesso diventa il banco di prova per valutare se un’amministrazione comunale ha fatto più o meno contenti i cittadini. Come se la scelta dei cantanti ospitati, o la qualità del tradizionale “iocu di focu”, fosse sufficiente a giudicare se una giunta ha fatto bene o male il proprio lavoro.
(La ricostruzione storica è liberamente ispirata agli scritti di Roberto Calia in “Alcamo- usanze e costumanze”.)
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