Indro Montanelli non aveva peli sulla lingua, non aveva timori reverenziali e intendeva il suo lavoro di giornalista come una lotta ferma e dura contro tutti i conformismi. Teneva la schiena dritta, la sua voce era sempre fuori dal coro, non intonava peana ai più forti. Negli anni 70 sfidò frontalmente i terroristi , rischiando la vita, e oggi avrebbe denunciato pubblicamente i violenti, che hanno messo a ferro e fuoco Roma. Non amava gli intellettuali salottieri italiani, i cortigiani alla ricerca di un Principe che li pagasse profumatamente, sapeva che il servilismo italico era inesauribile, pronto a tutto in cambio di posti di potere e di privilegi. La storia non è cambiata, anche oggi sono tantissimi i cosiddetti uomini di “cultura”, parola che a Montanelli metteva i brividi nella schiena, ad occupare poltrone ben remunerate come consulenti, consiglieri, organizzatori di eventi inutili, animatori di festival pseudoavanguardirsti, giornalisti della televisione, vengono chiamati “esperti”, vestono alla moda e la sanno lunga su come scroccare i quattrini dei cittadini inconsapevoli. Gli intellettuali cortigiani da sempre non vedono l’ora di stare alle dipendenze dell’ Uomo della Provvidenza del momento, ignorano l’importanza della libertà e dell’ indipendenza, sono i veri cantori di tutti i regimi possibili.