La Regione Sicilia ha introdotto una legge regionale che incoraggia la qualità, il ritorno ai vecchi sapori e promuove una virtuosa competizione fra coltivatori cerealicoli e panificatori. La sfida è la ricerca dell’eccellenza per le materie prime: i frumenti e il lievito madre.
La legge regionale, ha spiegato ampiamente la direttrice dell’assessorato all’Agricoltura Rosaria Barresi, introduce un disciplinare, un protocollo di panificazione, privilegia il lievito naturale e le coltivazioni cerealicole siciliane, punta sulla tracciabilità del prodotto e lancia una sfida sul rapporto qualità-prezzo. La legge disciplinerà anche le attività di comitati di esperti, al fine di salvaguardare la “cattiva fama che i comitati si sono fatti”. La Sicilia è stata il granaio d’Italia, lo è ancora, in qualche modo, solo che i cordoni della borsa sui frumenti non li ha certo in mano, e la competizione si svolge “sotto traccia”, con scarsissima attenzione verso i consumatori sia sui costi quanto, e soprattutto, sulla qualità del prodotto. La legge non obbligherà nessuno a produrre il pane DOP, ma vuole incentivare il ritorno del “pane di una volta”, quello che i nostri nonni ci raccontavano si conservava perfettamente una settimana, mentre ora due giorni dopo è da buttare. Gli aspetti positivi sono tanti, a cominciare dalla materia prima autoctona, che promuove le colture cerealicole e foraggere siciliane, l’introduzione di schede tecniche “leggibili” e la produzione di varietà non riproducibile altrove.