PALERMO. Nel paese dove se non gridi e non sei arrabbiato non ti ascoltano in tanti, a parlare pacatamente di un progetto collettivo e con la reale partecipazione popolare si rischia di passare un po’ per qualunquisti. Eppure la presentazione della campagna elettorale di Davide Faraone, cominciata in realtà oltre un anno fa, è sembrata proprio una grande festa, in uno stile assolutamente sobrio, a cui hanno partecipato non solo i classici addetti ai lavori ma anche tanta gente comune.
Tanto spazio, infatti, è stato lasciato alla gente che ha voluto portare un’idea, un progetto, una critica; tutti elementi utili a costruire il manifesto di questa campagna elettorale in parte fuori dagli schemi. Gente che crede che Palermo sia dei Palermitani e non dei pochi eletti che hanno abusato del proprio potere per renderla la città invivibile che è diventata, dove per parole come prospettive e futuro c’è davvero poco spazio se non si hanno le giuste conoscenze, e anche qualora si avessero lo spazio rimane ugualmente limitato e limitante.
Che Faraone sia un uomo di partito è fuori di ogni dubbio, così come la sua carriera politica non è certo quella dell’ ultimo arrivato, ma c’è qualcosa di innovativo nella sua candidatura, qualcosa che ha rotto con uno schema vecchio, consolidato e sembrerebbe anche piuttosto logoro. Nonostante abbia alle spalle 15 anni di attività all’interno del partito (prima Ds, poi Pd) il 4 Marzo dovrà vedersela alle primarie con due esponenti che non sono esattamente espressione del partito democratico, Ferrandelli (Idv) e la Borsellino, notoriamente restia a tesserarsi nonostante si sia candidata più volte con il pd stesso.
Faraone ha accettato ugualmente la sfida contrariamente a quanto i vecchi della politica siciliana avrebbero sperato, ha lasciato spazio a giovani, imprenditori, professionisti, migranti, donne, tesserati e non tesserati per raccogliere quante più espressioni del disagio che la cittadinanza percepisce dopo anni di cattiva amministrazione e di fronte ad una politica sempre più lontana dai cittadini.
La presentazione della campagna elettorale è stata incentrata su comunicazioni veloci ma incisive, lo spazio per gli interventi era di circa 4 minuti per ciascuno. Di tanto in tanto piccoli video, interviste o spezzoni significativi di film scelti appositamente per lanciare un messaggio preciso, hanno alleggerito l’atmosfera rendendola qualcosa di molto lontano dal classico comizio politico.
Gli interventi finali sono stati quelli di Matteo Renzi, sindaco di Firenze , e di Faraone stesso. I due sono accomunati da questa volontà di cambiamento non lontana dalla politica in quanto tale ma dal modo di fare politica che ha portato non solo la Sicilia ma l’Italia intera ad una condizione davvero preoccupante. Renzi ha già vinto la sua sfida e amministra la propria città dimostrando che l’alternativa esiste e rimane tale anche una volta raggiunto l’obiettivo. A Faraone spetta invece l’arduo compito, ancor più se si pensa che ciò avviene in una città come Palermo, di ottenere il consenso della gente e se ciò avverrà di mettere in pratica ciò che fino ad ora è stato detto.