Un cielo limpido e azzurro sembra annunciare finalmente un deciso cambio meteorologico, la fine di un inverno trascorso particolarmente estenuante (non così freddo in effetti, ma accompagnato da piogge insolitamente frequenti, o almeno tali mi sono sembrate. Oppure è colpa dell’età che avanza, del freddo e dell’umido si soffre di più). Così mi dispongo a passare lo scampolo del pomeriggio nel terrazzino ancora raggiunto da una larga lama di sole, che illumina oro la panca. Recupero il libro che al momento mi accompagna, Giacinta, l’ottocentesco romanzo del Capuana che non mi era mai capitato di leggere (mi piace ogni tanto fermarmi alla bancarella di una fiera e comprare queste belle edizioni di romanzi del passato a prezzi stracciati e poi, di tanto in tanto, tuffarmi nel tempo e nella lingua italiana che fu). Quindi esco, mi seggo al sole, e inizio la lettura del capitolo indicato da un vecchio biglietto del treno che uso come segnalibro. Gli svaghi e le convenzioni dell’angusto salotto ottocentesco mi interessano meno del clima benigno, per cui di tanto in tanto chiudo il romanzo, un dito nel mezzo a tenere il segno, e rivolgo al sole il viso ad occhi chiusi, godendomi il calore che mi giunge finalmente in modo naturale, uniforme sulla pelle. Di colpo però non sento più il sole, la luce rossastra dietro le palpebre si è fatta più grigia, un’aria freddina mi sfiora. Riapro gli occhi. Una nuvola ampia, bianca, dalla forma allungata come una balena, oscura con la sua coda i raggi diretti della nostra stella e d’improvviso tutto è più gelido. Controllo la traiettoria che muove quella bianca massa, sembra da ovest, forse da nord. Poi vedo la sagoma circolare del sole muoversi al di sopra della nuvola e decido che presto riapparirà, per fortuna è solo sfiorato, altrimenti avrei dovuto riparare in casa presto. La balena si sposta, i raggi dorati del sole ridonano calore cromatico a tutto quanto mi circonda, anche se vedo spostarsi sul centro della cittadina l’ombra incombente della balena.
Chiudo gli occhi e non posso fare a meno di pensare a quell’altra Balena Bianca che incombe su di noi (e per noi intendo tutti gli italiani, ma anche in particolare i siciliani, i miei concittadini – che forse dall’ombra non sono veramente mai usciti – e chi come me sarebbe tendenzialmente vicino a quel partito, il Pd, che dall’avvento della Balena Bianca non potrà avere che sciagure). Le premesse per un rientro in grande stile nella politica italiana ci sono tutte e il governo Monti, consapevolmente o no, ne sta affrettando la formazione. Certo alcune forze politiche ci hanno sempre sperato, ma nel ventennio della cosiddetta “seconda repubblica”, ventennio segnato dall’anomalia berlusconiana, la litigiosa opposizione dei due schieramenti, e il sistema maggioritario, aveva impedito ogni coagulazione centrista. Ora le cose sono cambiate e parecchio, in un certo senso la situazione si è fatta addirittura paradossale e pressoché insostenibile per i maggiori partiti del centro-destra e del centro-sinistra, costretti a sostenere lo stesso governo pur continuando a guardarsi in cagnesco. Il Pdl è un partito allo sfascio che non ha altre vie se non quella di convergere in un Grande Centro e, probabilmente, alle condizioni dettate da Casini. Per quanto riguarda il Pd, le ultime vicende, dalla TAV all’articolo 18, non fanno che mostrare la corda nel partito, dove i centristi non aspettano di meglio che rinnegare le lotte per i più deboli, i precari e gli immigrati stagionali, per compiacere gli interessi della Confindustria, delle Banche, ma soprattutto della Chiesa, quelli cioè che hanno i soldi e possono garantire un sostegno economico alle loro future attività, politiche e non. Mi aspetto quindi uno strappo in piena regola, una divisione netta con una confluenza della metà del partito nella Balena Bianca, grande panacea di tutti i mali.
Le riflessioni vanno avanti, seguono un flusso misterioso e poco pilotabile. Sono pensieri comunque indotti sicuramente dai servizi dei tiggì odierni sul caso Palermo. Alle primarie del Pd in questo caso si erano presentati in quattro: la Borsellino sostenuta a livello nazionale dall’accordo di Vasto (Pd, Idv e Sel); Ferrandelli ex Idv appoggiato da un nutrito schieramento di associazioni civiche, dal Pd siciliano (in attrito con la segreteria nazionale sull’appoggio al governo Lombardo), e dallo stesso governatore Lombardo; Faraone, l’unico iscritto al Pd; la Monastra proveniente dallo stesso movimento promosso dalla Borsellino. È finita che mentre la Monastra rastrellava parte dei preziosi voti del movimento, la Borsellino è rimasta indietro di qualche voto rispetto al “giovane locale” Ferrandelli. Conclusione? I centristi del Pd (in Sicilia in maggioranza sulla componente Ds del partito) gongolano, pretendono passi la loro linea di coalizione con il centro (ora Terzo polo, prossima Balena), bollano come fallimentari le alleanze a sinistra e addirittura chiedono le dimissioni del segretario. I bersaniani, dal canto loro, gridano la loro rabbia indignata e accusano perfino di brogli gli uomini del loro stesso partito. Non sembra un quadro che possa consentire né a Ferrandelli di contare sull’appoggio incondizionato del centro-sinistra, né al Pd regionale (né tantomeno a quello nazionale) di seguire una linea politica univoca. Non è abbastanza? Profetizzo pertanto la scissione del Pd. E allora… Do un’occhiata all’ombra oblunga che si sposta tra le colline, e prima di concentrarmi di nuovo nella lettura, un ultimo pensiero mi coglie: L’ombra della Balena Bianca passerà sulle nostre colline impedendo ai raggi del sole di nutrirle e alla sua luce di rallegrarle, lasciandoci soli, sinistri e terreni, in pochi a desiderare per tutti un mondo davvero migliore.