PALERMO – Sono stati attribuiti a Placido Rizzotto i resti di uno scheletro trovato nel 2009 a Corleone in una foiba della località Rocca Busambra. La comparazione con i resti riesumati di un congiunto di Rizzotto, morto anni fa, è stato possibile risalire all’identità del partigiano e sindacalista. Fu esponente di spicco del Partito Socialista Italiano, della CGIL e profondamente impegnato a favore del movimento contadino per l’occupazione delle terre. Proprio per questi motivi, Rizzotto venne rapito dalla mafia il 10 marzo 1948, quando aveva 34 anni, mentre si recava da alcuni compagni di partito, e poi ucciso. Il pastorello Giuseppe Letizia per caso assistette all’assassinio e vide in faccia coloro che uccisero Rizzotto. Per questo venne ucciso con un’iniezione letale fattagli dal boss e dottore Michele Navarra, il mandante del delitto di Placido Rizzotto.
Le indagini sull’omicidio furono condotte dall’allora capitano dei Carabinieri Carlo Alberto Dalla Chiesa che, sulla base degli elementi raccolti, fece arrestare Vincenzo Collura e Pasquale Criscione che ammisero di aver preso parte al rapimento di Rizzotto in concorso con Luciano Liggio.
Grazie alla testimonianza di Collura fu possibile ritrovare alcune tracce del sindacalista ma mai il corpo, che era stato gettato da Liggio nelle foibe di Rocca Busambra, nei pressi di Corleone.
Criscione e Collura, insieme a Liggio che rimase latitante fino al 1964, furono assolti per insufficienza di prove, dopo aver ritrattato la loro confessione in sede processuale.