Palermo – Le elezioni amministrative del prossimo Maggio potrebbero essere a rischio. È quanto lasciano intendere le dichiarazioni del Ministro dell’Interno Annamaria Cancellieri che, rispondendo ad una interrogazione sulla situazione economico-finanziaria del Comune capoluogo della nostra Regione, ha sottolineato come il rischio default per lo stesso sia concreto. “La situazione economica-finanziaria del Comune di Palermo”, ha detto il ministro Cancellieri “ci è ben nota, grazie alle segnalazioni e ai rapporti del commissario straordinario”, ed è in gran parte “riconducible alla situazione in cui si trovano le società partecipate e ai riflessi di questa sul bilancio dell’ente”. Il ministro ha anche ricordato che l’eventuale prolungamento del commissariamento dell’amministrazione cittadina, e quindi il rinvio delle elezioni, è di competenza esclusiva della Regione Sicilia e del suo Presidente, come previsto dallo statuto regionale. Intanto il ministero ha disposto, tramite il prefetto e in collaborazione con il commissario Latella, ulteriori accertamenti. Pronta la risposta del candidato sindaco del Pd, Fabrizio Ferrandelli: ”Non credo che il rinvio delle elezioni possa essere una soluzione. I problemi di Palermo non possono essere rimandati, ma al contrario vanno affrontati al piu’ presto. Ben vengano gli accertamenti disposti dal ministro Cancellieri. Serviranno a fare maggiore chiarezza sulla passata gestione delle casse del Comune”.
È bene riflettere sulle parole del ministro e sulla replica del Consigliere Ferrandelli. Anni di incuria nell’amministrazione della cosa pubblica hanno portato Palermo sull’orlo del baratro, creando nelle già non floride casse comunali un buco nero che rischia di risucchiare l’economia e la vita dei suoi cittadini. Qualsiasi cosa accada, per i palermitani è il momento della riflessione che precede l’azione, concreta e fattiva; che parte dalla vita quotidiane, dal rispetto per la città in cui si vive e per se stessi, per i propri diritti ed i propri doveri. Solo così cresce un senso civico che porta a scegliere con cognizione di causa chi dovrà amministrare la cosa pubblica, che è di tutti, non di nessuno.