La vicenda di cronaca del camionista alcamese, Vito Guastella, sbranato dai cani in quel di Collesalvetti (Livorno), potrebbe avere nuovi risvolti. Di certo c’è che Di Leo, titolare della ditta di autotrasporti per cui lavorava Vito Guastella, è indagato per omicidio colposo insieme alla romena Rodika Trofin, che vive in una roulotte nel piazzale accanto a quello della tragedia, e al camionista suo compagno Claudio Giacalone. I tre, secondo l’accusa, davano da mangiare ai cani che hanno ucciso Guastella e quindi in qualche modo ne erano responsabili. Ma le accuse a Di Leo sembrerebbero esser smentite da un particolare importante ,come si evince dalle parole dall’avvocato difensore, José Libero Bonomo: “Abbiamo chiesto alla Procura di acquisire presso il Comune di Collesalvetti il documento che dimostra che la presenza di quei cani era stata segnalata da Di Leo già da tempo” e infatti sin dalle prime battute della vicenda, Di Leo, ha affermato di aver denunciato la presenza del branco di cani al Comune sia verbalmente ai vigili urbani sia per iscritto all’amministrazione. “Il documento c’è ed è stato protocollato”. L’autopsia da un lato ha confermato che il camionista è morto dissanguato per i morsi dei cani, dall’altro avrebbe rivelato nuovi particolari che rimetterebbero in discussione la dinamica dei fatti.