Chissà cosa avrebbe detto se fosse ritornato ad Alcamo in questi giorni, il cavaliere e pittore Fabrizio Clerici in compagnia del suo fidato padre Isidoro, ossia il protagonista del libro Retablo di Vincenzo Consolo, un siciliano che sapeva descrivere le contraddizioni della Sicilia in maniera acuta. Fabrizio Clerici si troverebbe a vivere delle disavventure causate dal trasformismo politico locale. Il cambiamento di partito o di lista per puro interesse, la trasformazione dei valori, parola di cui bisognerebbe diffidare, quelli più puri e cristallini, in rendite di posizione oppure nelle rendite e basta. Pensiamo al fenomeno dello “scilipotismo” da Scilipoti, che passò dal partito di Di Pietro a quello di Berlusconi, oppure al fenomeno dei tanti, anche troppi, delusi della primavera alcamese e palermitana, per non parlare dei cattolici che cambiano schieramento in base allo loro Fede. Una cosa è certa, il trasformismo alcamese e siciliano condanna questa terra all’ arretratezza e all’ immobilismo sociale ed economico. Ci resta però sempre il monito di Pirandello da sottoporre: “Vedete piuttosto se vi sembra di poter essere così sicuro che di qui a domani sarete quel che assumete di essere oggi”.