I giornali si divertono a trovare titoli ad effetto, che d’altra parte servono loro per attirare l’attenzione della gente, il fine si sa è sempre quello, cioè far parlare di sé per vendere o distribuire copie, il che garantisce proventi dalla raccolta pubblicitaria più di quelli ottenuti dai lettori. Negli ultimi giorni i titoli sembrano giocare sulla cabala, inseguendo il numero quattro. Se ieri la cifra che il governo voleva disperatamente ottenere era quella di 4 miliardi di euro, per cui titoli a quattro colonne annunciavano tagli alla spesa corrente, ai ministeri dell’interno e della difesa, nonché a giustizia e istruzione (quattro dei settori principali), oggi il grande annuncio: i tagli sono cominciati, tanto è vero che per dirigere la “spending review” (= revisione di spesa, cioè tagli, checché ne dicano) i nuovi commissari chiamati dal governo sono solo tre. Il commissario straordinario Enrico Bondi, detto “il risanatore”, che passerà al setaccio la pubblica amministrazione per snidare sacche di spreco; i supervisori Francesco Giavazzi, per i contributi alle imprese, e Giuliano Amato (riesumato per l’occasione) su finanziamenti a partiti e a sindacati. Il quarto organo (dal pomposo quanto pleonastico nome di Comitato interministeriale per il coordinamento) è invece affidato a elementi “interni” al governo, essendo costituito dallo stesso Presidente del consiglio più alcuni altri ministri, quello per il programma di governo (abbiamo un ministro per il programma di governo?!? Ma perché, vi risulta che questo governo prima di entrare in carica abbia sottoposto a qualcuno un proprio programma, a parte la generica parola d’ordine “uscire dalla crisi”?), il ministro della pubblica amministrazione e semplificazione, dal viceministro all’economia e finanze e dal sottosegretario di Stato alla Presidenza del consiglio. In altre parole tutti questi “professoroni” del governo ammettono di non capirne abbastanza da operare tagli sensati alla nostra spesa pubblica? Certo, si dirà, meglio “sapere di non sapere”, come raccomandava Socrate, che operare in modo grossolano e approssimativo come faceva l’insensato ragioniere Tremonti, l’apprendista geometra del taglio lineare. Ma era davvero necessario affidare ad altri, commissari straordinari e supervisori vari, il lavoretto di controllare come siano spesi i soldi dello Stato (cioè, forse è inutile ricordarlo, i soldi provenienti dal nostro lavoro) e dove ci siano sprechi? O forse il governo non è sufficientemente tecnico da potere operare in modo autonomo sulla spesa senza intralci e quindi preferisce delegare ad altri la responsabilità delle scelte? Elena, la mia diciassettenne figlia frequentatrice di liceo scientifico, torna a casa per raccontarci che il previsto viaggio d’istruzione a Firenze sulle tracce delle scoperte della scienza dei secoli XVI-XVII a vedere tra altre cose, ciò che più mi aveva incuriosito del programma, il dito medio di Galileo Galilei presso l’Istituto e Museo della Storia della Scienza, non si concretizzerà a causa dei tagli che ha subito il liceo. La scuola non garantisce il proprio contributo alle spese e, malgrado il tentativo di recuperare fondi attraverso la festa dei maturandi, il prezzo proposto ai genitori è troppo alto, pochi i partecipanti, niente gita. Il che, naturalmente, cari professoroni economici al governo, si tradurrà in mancanza di stimoli alla scienza, alla cultura e alla socializzazione per i ragazzi, ma anche in una piccola stagnazione per l’economia di agenzie viaggi, trasporti, alberghi, ristoranti e soprattutto per tutti quei venditori di inutili e spesso orrendi souvenir di cui tutti i ragazzi in gita sono tradizionalmente voraci fruitori (abbastanza inspiegabilmente). E i tagli riguarderebbero ancora la scuola? Già ognuno paga un “contributo volontario” (che di volontario non ha nulla) perché gli istituti sono senza cancelleria, carta da fotocopie e materiale per i servizi igienici; vogliamo azzerare completamente la scuola pubblica? Volete indurci a mandare i nostri figli presso gli istituti privati? Resisteremo a questo gretto tentativo, almeno finché potremo.
Intanto il dito medio di Galileo che ammonì la Santa Romana Chiesa nel suo oscurantismo reazionario, mi fa venire in mente un altro dito medio, quello della scultura di Cattelan in Piazza Affari, davanti gli uffici della Borsa di Milano. Professori dell’economia invece di fare favori alle scuole private (leggesi Chiesa) e alla finanza (leggesi Banche) pensate alla gente comune che sempre più comincia a pensare di essere solo usata come strumento e che, si rischia, penserà sempre più ad erigere il proprio dito medio al vostro indirizzo.