Trapani – Il dibattito sui Centri di Identificazione e Espulsione si è riacceso. Il fatto scatenante è stata la fuga, l’altra notte, di settanta tunisini dal Cie di Trapani-Milo. Il sistema per fuggire: distrarre i vigilanti per poi scappare da un altro punto del centro. A maggio e giugno scorsi si era verificato una fuga dal Cie di Trapani, ma poi tutti erano stati riportati indietro. Invece nessuna notizia si hanno dei fuggitivi dell’altra sera. A Milo circa 146 migranti sono in attesa di asilo. A vigilare agenti di polizia, carabinieri e guardia di finanza, in arrivo anche dal resto dell’Italia. Questa fuga ha “salutato” l’arrivo in Sicilia del Ministro Andrea Riccardi (ministro per la Cooperazione internazionale), che ha incontrato il consiglio territoriale dell’immigrazione con rappresentanti delle istituzioni, dei sindacati e delle comunità di migranti. Il Ministro ha sottolineato che “i problemi che incontrano i migranti sono gli stessi dei palermitani: occupazione, crisi e lungaggini della burocrazia. Su questi fronti stiamo già lavorando. Dobbiamo migliorare assieme il Paese”. E di seguito ha affermato di essere “ favorevole alla concessione della cittadinanza ai bambini, figli di stranieri, che completano in Italia il primo ciclo di istruzione scolastica. I giovani immigrati pensano a un futuro italiano e questo è molto importante. È fondamentale puntare sulla conoscenza della lingua italiana”.
Che dire, ormai i centri di identificazione ed espulsione sembrano ricordare set di film per stomaci duri del tipo “Alcatraz”, anche se, bisogna precisare, non stiamo parlando ne di carceri e ne di persone che hanno commesso reati, ma di disperati in cerca di un posto dove crearsi un futuro. E’ doveroso non interpretare l’accaduto basandosi su una solidarietà cieca, perché il problema ha varie sfaccettature, che non possono essere liquidate con analisi dettate dal cuore o dal cinismo. Comunque il problema resta e le risposte tardano ad arrivare.