Sessantanove milioni di euro, la cifra più alta mai chiesta per riparare a un errore giudiziario, è la somma che i legali di Giuseppe Gulotta, assolto il 13 febbraio scorso dalla Corte d’Assise d’Appello di Reggio Calabria, hanno chiesto come risarcimento.
Gulotta venne condannato all’ergastolo per l’omicidio dei due carabinieri Carmine Apuzzo e Salvatore Falcetta, avvenuto nel gennaio del 1976 nella Casermetta di Alcamo Marina. Dopo aver trascorso ingiustamente 22 anni in carcere, a distanza di quasi un anno da quella tanto attesa assoluzione, gli avvocati di Gulotta presentano un conto salatissimo allo Stato Italiano.
“E’ una cifra molto alta che a stento riesco a pronunciare. — commenta lo stesso Gulotta — Ma ciò che mi è stato tolto è incalcolabile. Penso a tutte le occasioni mancate, alle opportunità perdute: all’epoca della condanna definitiva, nel 1990, ero un bravo muratore, avevo una ditta individuale ben avviata che fatturava circa 100 milioni di lire all’anno. Nel 1976, invece, prima dell’omicidio dei due carabinieri, avevo fatto domanda per la Guardia di Finanza e c’erano buone possibilità che mi prendessero. Poi mi accusarono e tutto andò in fumo”.
“La riparazione dell’errore giudiziario — spiega il legale Pardo Cellini — va commisurata alla durata dell’espiazione della pena e alle conseguenze personali e familiari derivate dalla ingiusta condanna. Tenuto conto della durata della grave vicenda e del periodo di detenzione patito, il danno complessivo è enorme. Quest’uomo ha subìto un danno patrimoniale, che comprende sia la perdita dell’attività lavorativa che l’obbligata rinuncia a tutte le chances professionali, oltre all’entità dei contributi previdenziali versati. A questo si aggiunge poi il danno non patrimoniale, declinabile in danno biologico, morale ed esistenziale”.