Le terre dell’amianto a Castellammare

CASTELLAMMARE – Ci troviamo nella statale 187, la strada che da Castellammare raggiunge Guidaloca e Scopello, quello che abbiamo di fronte è uno scempio. Rifiuti sparsi per i campi lungo le stradine laterali che scendono fino a Cala Bianca. Rifiuti di tutti i tipi e generi, dalle lastre di amianto, all’amianto spezzettato e sparso ovunque (pericolosissimo), a quello tagliato rigorosamente e inserito in cassette di legno per la frutta, in poche parole amianto ovunque. Le foto parlano chiaro, l’inciviltà, sembra non avere limite in un pese che si ritiene turistico e regna incontrastata. Oltre all’amianto ci sono cumuli di calcinacci e resti di piastrelle e sacchi di cemento che fanno pensare ad un’improvvisata discarica edile. Ma non solo. Bidoni arrugginiti chissà da quanti anni abbandonati, bidoncini con evidenti tracce di vernice lasciate al sole, resti di potatura, resti di materassi, suppellettili vari, mobili, copertoni di camion, persino un divano: Benvenuti a Castellammare del Golfo, paese del mare e delle discariche.

La strada nei periodi estivi è continuamente percorsa da turisti in auto e a piedi. È questo quello che devono vedere? È questo quello che vogliamo?

La civiltà di un paese passa anche da queste cose, che all’apparenza sembrano piccole, ma creano dei danni inimmaginabili. I controlli più o meno efficienti non bastano più, adesso occorre prima di tutto bonificare queste terre che ormai da anni vengono violentate da rifiuti velenosi e altamente nocivi per la salute pubblica. Sono tanti gli abitanti che passano per queste strade durante il giorno, anche mentre effettuavo le foto, nessuno si è degnato di uno sguardo, i rifiuti non esistono, magari ci sono sempre stati e quindi ormai sono entrati nella quotidianità di tutti. Se davvero amiamo questo paese non uccidiamo queste terre, perché non sono le terre di qualcun altro, sono le nostre.

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Emanuel Butticè. Castellammarese classe 1991, giornalista pubblicista. Laureato in Scienze della Comunicazione per i Media e le Istituzioni all’Università degli Studi di Palermo con una tesi sul rapporto tra “mafia e Chiesa”. Ama viaggiare ma resta aggrappato alla Sicilia con le unghie e con i denti perché convinto che sia più coraggioso restare.