Strage di Capaci: ecco chi procurò il tritolo

CALTANISSETTA – A quasi 21 anni dalla strage di Capaci si fa luce su un altro pezzo di verità rimasto in ombra per tutto questo tempo: la Procura di Caltanissetta, diretta da Sergio Lari e la Dia, hanno dato un nome ai componenti del commando mafioso che procurò e preparò l’esplosivo che uccise il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre poliziotti della scorta.

A dare le giuste indicazioni è stato l’ultimo pentito di Cosa Nostra, Gaspare Spatuzza, che ha chiamato in causa alcuni fedelissimi del capomafia di Brancaccio, Giuseppe Graviano, che è stato parte attiva in tutte le stragi del ’92 e del ’93.

Otto misure cautelari sono state emesse nei confronti di boss e uomini d’onore coinvolti sia nella fase deliberativa che in quella esecutiva dell’eccidio costato la vita al giudice Giovanni Falcone. Si tratta di Giuseppe Barranca, Cristofaro Cannella, Cosimo Lo Nigro, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello. Sono tutti in carcere già da tempo, con condanne pesanti per reati di mafia ed omicidio.

Il provvedimento riguarda anche Cosimo D’Amato, il pescatore di Santa Flavia arrestato nel novembre dello scorso anno che consegnò al gruppo di sicari l’esplosivo prelevato da alcuni vecchi ordigni trovati in mare, e Salvo Madonia, uno dei reggenti della potente famiglia palermitana di Resuttana anche lui già in carcere, ritenuto uno dei mandanti della strage Falcone, assieme a tutta la Cupola mafiosa.

I 200 chili di tritolo recuperati in mare da D’Amato furono consegnati a Giovanni Brusca, che intanto ne aveva recuperato altri 200 chili utilizzato nelle cave “l’Euranfo 70”. Per la sistemazione della carica finale, Brusca si avvalse della consulenza di due “esperti”: il cugino, che lavorava nelle cave, e Pietro Rampulla, un estremista di destra che aveva molta dimestichezza con gli esplosivi.

“Si e’ fatta luce sulla fase esecutiva della strage di Capaci – afferma il procuratore di Caltanissetta Sergio Lari – e si è accertato il ruolo del mandamento mafioso di Brancaccio in tutta la strategia stragista di Cosa Nostra”. ”Da questa indagine – continua – non emerge la partecipazione alla strage di Capaci di soggetti esterni a Cosa nostra. La mafia non prende ordini e dall’inchiesta non vengono fuori mandanti esterni”.

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Eva Calvaruso, classe 1984, vive ad Alcamo, spirito da ventenne e laurea in Economia. Animo hippie e fan sfegatata di Guccini. Curiosità, passione e una continua ricerca della verità l’hanno spinta a diventare una giornalista.