ROMA. Il senatore trapanese del movimento 5 stelle, eletto dai Siciliani, è intervenuto nuovamente sulla questione che riguarda il senatore D’Alì, del pdl, per sottolineare la collusione di quest’ultimo agli ambienti mafiosi e l’insesatezza di porlo a rappresentante dell’Apem. Grasso non solo lo ha nominato ma non mostra alcun imbarazzo a presentarlo in Europa. Santangelo sottolinea che il senatore D’Alì non ha ancora ricevuto condanna definitiva ma resta comunque fuori luogo l’averlo scelto a rappresentare l’Italia con un processo pendente in cui l’accusa è tra le altre quella di essere in rapporti con Matteo Messina Denaro.
Signor Presidente, Onorevoli colleghi,
In data 12 Aprile 2013 il senatore D’Ali è stato nominato come rappresentante italiano all’Apem, Assemblea Parlamentare Euro Mediterranea.
Ricordiamo che il Cittadino D’Alì risulta attualmente imputato presso il Tribunale di Palermo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Tale conferma arriva senza alcuna manifestazione d’imbarazzo da parte del Presidente del Senato Piero Grasso che non ha esitato ad avallare la scelta del PDL di mandare in Europa a rappresentare le Camere un Senatore della Repubblica accusato da più pentiti di aver avuto, e di avere ancora, rapporti con la famiglia del boss latitante Matteo Messina Denaro.
Posto che sussiste la presunzione di non colpevolezza, fino al terzo grado di giudizio prevista dalla nostra Costituzione all’art. 27 comma 2, siffatta nomina è quantomeno scomoda ed inopportuna poiché ci vede, da un lato, impegnati ad esportare in Europa il meglio della Legislazione Antimafia Italiana e dall’altro indignati per aver mandato a rappresentarci in Europa un Senatore imputato presso il Tribunale di Palermo con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Non comprendiamo come il Presidente del Senato, ex Procuratore Nazionale Antimafia, abbia confermato, senza alcuna remora, l’incarico al Senatore D’Alì proprio pochi giorni dopo il maxi sequestro eseguito a Trapani nei confronti degli imprenditori edili Francesco e Vincenzo Morici, dalla cui inchiesta emergerebbero i rapporti tra i suddetti imprenditori, il senatore D’Alì e Francesco Pace, capomafia di Trapani, per favorire i Morici nell’aggiudicazione degli appalti pubblici.
Il senatore ricoprirà l’incarico di Vicepresidente della Commissione Economica e di componente della Commissione Energia ed Ambiente.
E’ gravissimo che l’immagine internazionale dell’Italia sia ancora macchiata da simili comportamenti istituzionali e lo è ancor di più il fatto che il Senatore D’Alì abbia deciso di non fare un passo indietro e non accettare la nomina in attesa degli esiti giudiziari che lo vedono coinvolto.
Noi cittadini Senatori del Movimento Cinque Stelle chiediamo al Presidente del Senato quali motivazioni lo abbiano indotto a confermare il Senatore D’Alì a rappresentante italiano all’Apem, senza preoccuparsi di esternare alcuna censura.
Il silenzio e la passività su questi temi da parte di chi occupa cariche istituzionali non fanno altro che rafforzare il sistema mafioso ed inviano un messaggio diametralmente opposto a quello che tutti i cittadini onesti si aspettano.
Soprattutto da coloro che contro la mafia hanno combattuto per anni e che oggi rischiano di trasformarsi da professionisti, in carrieristi dell’antimafia, dimenticando l’etica pubblica ed il disposto dell’articolo 54 della Costituzione che afferma come le funzioni pubbliche debbano essere adempiute con onore e disciplina