PALERMO. Lo scorso 3 luglio i Carabinieri del Nucleo Investigativo di Palermo coordinati dalla locale Direzione Distrettuale Antimafia, eseguivano ben 26 fermi nei confronti di capi e gregari del mandamento mafioso di Porta Nuova e di affiliati ai mandamenti di Brancaccio e Mazara del Vallo. Ad oggi sono stati sequestrati diversi beni riconducibili alla mafia. Infatti grazie alle acquisizioni raccolte, è stato possibile accertare come gran parte dei profitti illeciti di Cosa nostra sia stata investita in beni mobili ed immobili, anche al di fuori del territorio, tra società e aziende, intastati sapientemente a dei prestanome, oltre a ingenti somme di denaro tra assegni e contanti per un valore di oltre 200 mila euro. In particolare un azienda il cui valore si aggira intorno ai 30 milioni di euro, riconducibile ad Antonino Ciresi, arrestato lo scorso aprile nell’ambito dell’operazione Alexander, perchè ritenuto reggente della famiglia mafiosa di Borgo Vecchio. Seppur fittiziamente intestata a terze persone, è stato lo stesso boss nel corso di alcuni colloqui in carcere con i familiari, a svelare che lui ne fosse il reale proprietario, preoccupandosi di raccomandare che in caso di controlli nessuno rivelasse il suo reale ruolo.
I beni, il cui valore complessivo supera i 40 milioni di euro, sono stati sottoposti a sequestro. L’Autorità Giudiziaria ne ha poi disposto l’affidamento per l’amministrazione giudiziaria.