Ai seminari del Majorana ad Erice, la Lectio Magistralis del presidente del Senato Grasso sull’alleanza tra politica e scienza.
Non si è perso in preamboli il presidente del Senato Piero Grasso nel suo intervento nell’aula Paul Dirac del centro Ettore Majorana di Erice, all’apertura dei lavori della 46ma sessione mondiale sulle emergenze planetarie. Davanti a un centinaio di scienziati il presidente Grasso ha svolto una Lectio Magistralis sul tema dell’alleanza tra politica e scienza. “Io – ha detto – condivido lo spirito manifestato dal Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che da molti anni segue i lavori e che come me appoggia il progetto del World Federation Scientists della costruzione di un Centro Internazionale di studi esclusivamente impegnato ad unificare Scienza Tecnologia e Cultura ed a fornire al potere politico gli elementi per rispondere alle emergenze planetarie. Mi piace pensare a quest’appuntamento annuale, che si svolge nella mia Sicilia, nella meravigliosa cornice di Erice, come ad un ideale punto di congiunzione tra due mondi, quello della scienza e quello della politica. Oggi vorrei proporre di “girare una sedia” a questo nostro tavolo anche a un altro convitato: l’etica, nella sua doppia dimensione di scienza dell’uomo e di scienza per l’uomo. Dall’etica bisogna partire per individuare le coordinate di scienza e politica, discipline che con metodi diversi s’incaricano entrambe di tracciare rotte percorribili sulla medesima mappa, il futuro del genere umano. Ma se la scienza muove da punti solidi, cardinali – la ricerca della conoscenza – la politica ha per sua natura una geografia più incerta e variabile, perché è luogo di scelte discrezionali, ed è dunque compito dell’etica spostare le strategie della politica dalla parte della scienza per perseguire il futuro del pianeta, il benessere e i diritti fondamentali dei cittadini”.
Alla scienza il presidente del Senato Grasso, citando Einstein a Freud, ha riconosciuto il compito di raffreddare il pianeta surriscaldato dai tanti focolai di guerra. “Oggi siamo qui proprio per “promuovere l’evoluzione civile”. La scienza ė il propulsore di pace più efficace che esista al mondo”.
Poi si è soffermato sul ruolo della politica. “Come saprete sono approdato alla politica solo da pochi mesi, dopo avere trascorso 43 anni in magistratura; e mi sono subito reso conto che il primo dovere della politica, della buona politica, particolarmente in tempi di crisi, è quello di coltivare il pensiero strategico. Dobbiamo sapere guardare ai grandi temi del Paese e del genere umano con una visione prospettica, slegata dalla quotidianità, dagli interessi di parte e dai limiti temporali dei mandati elettivi, per pianificare la riforma delle istituzioni, creare il sostrato strutturale per il progresso e superare la grave crisi di legittimazione, fiducia ed etica che attraversa la politica, e non solo in questo Paese. Le emergenze planetarie che verranno trattate in questo seminario dovranno divenire una componente essenziale e e prioritaria dell’agenda politica di ciascun Paese e dell’intera comunità internazionale. La costanza con cui la Federazione Mondiale degli Scienziati ha trattato queste tematiche ha posto le premesse affinché la disponibilità al confronto tra il mondo istituzionale e quello scientifico si consolidasse. Spesso siamo portati a distinguere la cultura scientifica da quella umanistica, le conoscenze tecniche dalle scelte valoriali. Al contrario, la capacità di abbattere le barriere e le contrapposizioni che molto spesso appaiono tra politica e scienza rappresenta una sfida prioritaria per dare concretezza ai progetti nati dal pensiero scientifico; e anche per restituire alla nostra democrazia rappresentativa parte di quella credibilità, che oggi appare compromessa”.
Politica ed emergenze planetare. “Per risolvere le emergenze che minacciano il pianeta, la politica deve imparare a raccogliere le migliori risorse in campo e utilizzarle con il rigore del metodo scientifico, svincolata da precognizioni e conflitti d’interessi. Una scienza trasparente al servizio di una decisione libera. Questa è la sfida che siamo chiamati ad affrontare. Dovere dei politici deve essere invece avvicinare la comunità scientifica all’esercizio del potere pubblico per costruire insieme le politiche del futuro”.
Cosa fare? “Gli obiettivi sono molteplici: mappare le esperienze che stanno muovendosi per fronteggiare in modo attivo le nuove emergenze planetarie, connetterle e costruire, a partire da queste connessioni, nuove ipotesi di lavoro. Ma anche promuovere l’avvio di percorsi in grado di fronteggiare queste nuove criticità attraverso lo sviluppo di progetti partecipati in grado di arricchire e articolare le attuali forme della democrazia. E’ questo un impegno che ciascun politico deve personalmente assumere anche a livello locale. Scienza e politica, insieme, una volta definito un problema e la sua soluzione, devono abituarsi a coinvolgere i cittadini nei processi di decisione e di attuazione di qualsiasi applicazione tecnologica. Oggi non si può più ritenere di realizzare una grande opera infrastrutturale, frutto di applicazione scientifico-tecnologica, senza prima valutarne insieme a tutte le componenti interessate l’impatto ambientale e sociale, anche per evitare situazioni di conflitto, a volte lungo anni, con ripercussioni sotto il profilo dell’ordine pubblico. In Italia gli esempi della TAV, della TAP e del MUOS in questo sono emblematici. Forse era possibile arrivare a soluzioni diverse con un approccio diverso: qualsiasi applicazione tecnologica deve quindi essere preventivamente affiancata da valutazioni di ordine politico, economico, culturale e sociale”.
L’invito del presidente Grasso alla politica e ai Governi. E la stoccata a i politici che non sono lungimiranti. “E’ arrivato il momento che chi ha in mano le leve decisionali passi dalla formale dichiarazione di condivisione delle emergenze planetarie alla destinazione di risorse materiali ed umane per affrontarle e, possibilmente, risolverle. La seconda è che tali risorse non vadano sprecate in base alle onde emotive del momento o ad interessi particolari ed economici. Per questo la realizzazione dei numerosi progetti-pilota in corso in 60 laboratori di 38 nazioni ci deve portare ad avere una precisa direzione politica. Tali progetti, non ispirati da alcun particolare interesse, devono costituire fonti di certezza per la politica, in modo da non sprecare finanziamenti destinati a finte emergenze che distolgono da quelle vere. I problemi che la comunità scientifica pone alla politica, nell’interesse collettivo, hanno bisogno di persone in grado di saper guardare alle prossime generazioni, non alle prossime elezioni !!! Il risultato di questa mancanza è, purtroppo, sotto gli occhi di tutti”.
L’impegno dell’Italia. “L’Italia deve continuare a farsi portavoce di queste istanze nelle varie sedi istituzionali internazionali, impegnandosi affinché l’Unione Europea che, per estensione geografica, omogeneità di approcci politici ed efficacia giuridica degli strumenti di intervento, si rivela strategica nella politica delle emergenze planetarie, possa consolidare un ruolo di leader mondiale nella salvaguardia del globo dalle minacce che ne mettono a rischio la sopravvivenza. Il successo di questa sfida dipende anche dalla capacità di considerare la scienza e la conoscenza come una priorità nell’agenda di governo”.
Interventi da farsi nell’immediato nel nostro Paese. “I numeri ci dicono che sono ancora pochi, in percentuale, gli studenti che, soprattutto in Italia, si dedicano alle materie scientifiche, e molti tra questi hanno poche possibilità di crescita e di accesso a laboratori e centri di alta specializzazione: mobilità degli studenti, dei ricercatori e dei docenti, internazionalizzazione delle università e degli istituti di ricerca, cooperazione culturale e scientifica tra enti e imprese. La fuga dei cervelli è senza ritorno, le politiche di rientro sono carenti e frustranti. Sono questi gli obiettivi strumentali di medio termine, destinati a creare fra i nostri giovani una coscienza comune basata sui valori scientifici indispensabili ad affrontare le problematiche attuali e a gestire le minacce planetarie future con determinazione e tempestività. In questo il ruolo della scuola e dei mezzi d’informazione non può che essere centrale. Occorre catturare attraverso i media l’attenzione dell’opinione pubblica sulle emergenze planetarie, la quale potrà agire da centro propulsore dell’azione politica”.
La citazione di Fermi. “Mi piace fare mie le parole di Enrico Fermi sulla professione del ricercatore, che “deve tornare alla sua tradizione di ricerca per l’amore di scoprire nuove verità. Poiché in tutte le direzioni siamo circondati dall’ignoto e la vocazione dell’uomo di scienza è di spostare in avanti le frontiere della nostra conoscenza in tutte le direzioni, non solo in quelle che promettono più immediati compensi o applausi”. Così come mi piace estendere tali parole alla professione del politico, che deve allo stesso modo spostare in avanti le frontiere delle proprie idee e delle proprie convinzioni, cercando non solo immediati consensi, ma anche, e soprattutto, soluzioni valide e visioni lungimiranti. Non bisogna mai trascurare che al centro di tutto c’è sempre l’uomo, che invece di usare la scienza per vivere meglio, la rivolge contro se stesso o i propri simili, tradendo i valori a cui la scienza si è sempre ispirata: amore verso l’universo e rispetto per la vita e la dignità dei cittadini. Con questo spirito, nel mio ruolo di Presidente del Senato, non esiterò a battermi affinché il Senato della Repubblica sappia sentirsi parte di questa sfida, utilizzando tutti i poteri e le funzioni a sua disposizione, dalla legislazione al controllo sull’operato del Governo, dall’acquisizione di dati ed informazioni alle inchieste legislative, perché le emergenze planetarie siano considerate adeguatamente, in un confronto costruttivo e trasparente, perché è questa la più bella battaglia di civiltà che si possa immaginare. Mi auguro che a quest’obiettivo sapremo giungere anche attraverso la rinnovata alleanza tra la politica e la scienza che gli appuntamenti ericini hanno sempre invocato. Essere buoni alleati non significa confondere i ruoli. Significa imparare a condividere risorse e capacità per perseguire con forza e determinazione progetti comuni. Acquisire come bene comune i risultati di una “Scienza senza segreti e senza frontiere” e passare dall’emozione al progetto attraverso una ferma volontà politica: un’utopia che può divenire realtà”.