-
Ferdinando Trapani è un docente di progettazione urbanistica presso l’Università di Architettura di Palermo e ha organizzato due master internazionali bidirezionali (titolo italiano ed egiziano) per il turismo relazionale integrato.
Cosa ne pensa dell’aspetto urbanistico di Alcamo ed Alcamo Marina?
Mi aspettavo una situazione meno complessa, invece è simile a quella di Triscina e Noto Marina. Ci sono diverse emergenze da affrontare, se non correremo con il piano regolatore non potremo riuscirci. Il problema maggiore e più difficile è liberare i torrenti e i valloni dalle edificazioni.
In quanto competente del settore turistico, come pensa che si potrebbero valorizzare i nostri territori per renderli più funzionali al turismo?
Questo è uno dei pochi punti a favore che sto trovando ad Alcamo. La parte che da monte Bonifato va verso il mare è molto densa e con fenomeni preoccupanti di fusione urbana, con aspetti negativi e positivi. Gli effetti sono l’abusivismo edilizio, sanato o no, ma anche l’edilizia produttiva. Questo è un fatto positivo nel dramma dell’abusivismo, perché significa che comunque c’è ricchezza. Bisogna portare questi risparmi non più sull’edilizia ma sull’imprenditoria e soprattutto sul recupero dell’agricoltura. Alcamo non ha un porto turistico, ma Castellammare e Balestrate sì. Senza ulteriori costruzioni edilizie si può bilanciare il turismo interno con quello costiero. Si possono riutilizzare tutti i bagli a fini produttivi e ricettivi e recuperare l’artigianato puntando all’esportazione.
Tutti gli aspiranti sindaci di Alcamo si ricordano che esiste Alcamo Marina, una volta diventati sindaco lo dimenticano. È davvero impossibile ridare vita a questa città abbandonata a se stessa?
Questo non l’ho ancora capito. Il piano regolatore ha un certo numero di anni e sulla carta era previsto il recupero della zona. Il problema dello spreco sta in uno status che si estende a tutto il meridione. La gente investe nell’edilizia, anche se non ne ha bisogno, comprando una casa più vicina alla costa dove abita solo durante la stagione estiva. Questo patrimonio sarà tramandato di figlio in figlio, ma cosa se ne fa il figlio o il nipote di un’edilizia degradata che si trova in un luogo degradato da quell’edilizia che forma un circuito tutto in perdita?! Nulla, tutta la zona perderà di valore. Vedremo cosa succederà! Intanto all’università c’è la suggestione di vedere per il 2050 una tubatura totalmente ridisegnata. Non è l’assessore di urbanistica a dire che l’acqua deve defluire dai monti verso i mari in modo libero, lo dice la natura! Non ci sarà pietà per chi ha costruito abusivamente! Gli alcamesi hanno una cultura contadina, non marinara, per questo negli anni ’50-’60 hanno percepito il mare con un “retro”, non come il fronte della città. La bellezza del fronte di Castellammare deriva dal fatto che c’erano i pescatori. Togliendo le case di Alcamo Marina costruite quasi sull’acqua consentiremo una migliore visione di tutto il golfo, che è una delle zone più belle dell’intero mediterraneo!
-
Domenico Schillaci è un ingegnere che si occupa del progetto Traffic O2.
In cosa consiste il progetto Traffic O2?
È un progetto di mobilità sostenibile. È una piattaforma che tramite un’applicazione disponibile per Smartphone, sia su iPhone che su Android, consente di cambiare la abitudini sulla mobilità delle persone cercando di proporre alla gente un accordo: premi in cambio di spostamenti sostenibili. Quindi cerchiamo di instaurare un meccanismo che premia chi si sposta in maniera sostenibile (a piedi, in bicicletta, con mezzi pubblici o facendo car pooling) dando loro dei punti che posso essere spesi in una rete commerciale che mette a disposizione premi e sconti.
Il nome “Traffic O2” rappresenta il problema e la soluzione. “O2” sta per ossigeno. Il nostro obbiettivo è migliorare la mobilità dei centri urbani riducendo il traffico e di conseguenza lo smog.
Che risultati avete ottenuto finora?
Questo è un progetto sperimentale di ricerca, finanziato da un bando del Ministero dell’Università, della Ricerca e dell’Istruzione per una durata di tre anni. A momento è passato solo un anno e abbiamo semplicemente sviluppato l’applicazione ottenendo dei buoni risultati. A Ottobre cominceremo la fase sperimentale vera e propria partendo dall’università di Palermo. All’inizio metteremo l’applicazione a disposizione di un nucleo piccolo di studenti, un centinaio di persone. A poco a poco amplieremo la disponibilità sempre di più fino a tutti i 60mila studenti di Palermo e a quel punto cercheremo di capire se un meccanismo come questo può avere successo.
Quando nasce l’idea del car pooling?
Nasce negli anni ’70-’80. Nasce dall’idea che per muoversi in grandi distanze è più economico fare il viaggio in compagnia e dividere le spese di benzina condividendo la macchina a turni equilibrando così le spese. Grazie alla tecnologia si apre una nuova frontiera per il car pooling: la possibilità di svilupparlo non solo su lunghi tratti ma anche in ambito urbano organizzandosi in tempo reale. Il nostro progetto è indirizzato in particolare agli spostamenti più comuni come quello casa-lavoro. Il car pooling è una soluzione buona e sostenibile, ma anche gli spostamenti in bicicletta o con i mezzi pubblici. Infatti la nostra applicazione premia tutti coloro che si muovono in maniera sostenibile.
Esistono altri progetti simili in Sicilia?
Sì. Tramite il bando dello scorso anno sono stati finanziati tre progetti di mobilità. Due legati al car pooling e Traffic O2 che si propone da un punto di vista più generico.
-
Anthony Passalacqua è l’autore del blog Mobilita Palermo, che si occupa di pubblicizzare e promulgare le attività promosse dall’associazione Mobilita.
Come nasce l’associazione?
Mobilita Palermo nasce attraverso il forum internazionale SkyscraperCity per la necessità di fermare i “no” che ostacolavano la costruzione delle grandi opere infrastrutturali come ferrovie e tram. Da piccola associazione che si prendeva l’incarico di informare la città delle nuove costruzioni, è diventata un punto di riferimento della mobilità urbana
Quali progetti avete promosso finora?
Anzitutto il progetto Dimmi. Coinvolgeva l’area residenziale di Brancaccio, precisamente tre scuole, incentivando gli studenti all’utilizzo della bicicletta cercando di analizzare le difficoltà della mobilità del quartiere. Successivamente Mobilita Palermo ha ricevuto un finanziamento da parte del Ministero dell’Università, della Ricerca e dell’Istruzione che abbiamo usato per un progetto di car pooling che consisterà nell’utilizzo di un’applicazione per smartphone.
Sul blog Mobilita Palermo si presenta apartitico e dichiara di cercare contatti con tecnici esperti piuttosto che con la politica: perché?
Perché i politici sparano balle. Il 90% delle volte ci danno tempistiche del tutto inesatte. E poi anche perché i tecnici toccano quotidianamente con mano le problematiche affrontate dall’associazione, a loro possiamo dar fede.
Ad oggi qual è il più grave problema ambientale di Palermo?
Quattro giorni fa abbiamo pubblicato delle foto di un balcone di Corso Vittorio Emanuele dove erano cumulate delle polveri. Allora è evidente che il problema più urgente da risolvere sia il traffico urbano che crea un’assuefazione di inquinamento atmosferico e uno smog insostenibile. Per risolvere il problema, per il momento, possiamo incentivare l’utilizzo dei mezzi pubblici nell’attesa che le grandi opere infrastrutturali siano completate.