Mario Francese è stato un giornalista d’inchiesta valido e con una dote: anticipava i tempi. Il suo lavoro lo sapeva fare davvero bene Mario Francese ed è per questo che fu ucciso dalla mafia. Il suo lavoro era quello di ricostruire i fatti e gli eventi che coinvolgevano la mafia e le sue dinamiche interne. Francese con la sua intelligenza e abilità narrativa riuscì a far di più che una semplice cronaca, mediante la sua analisi acuta anticipò quali potevano essere le prossime mosse della mafia e certamente questo non poteva far piacere ai mafiosi, che fanno dell’omertà un elemento necessario per poter operare senza intoppi. Francese rappresenta un esempio per giornalisti e non, infatti di lui scrissero i giudici che si occuparono del suo caso: aveva «una straordinaria capacità di operare collegamenti tra i fatti di cronaca più significativi, di interpretarli con coraggiosa intelligenza, e di tracciare così una ricostruzione di eccezionale chiarezza e credibilità sulle linee evolutive di Cosa nostra, in una fase storica in cui oltre a emergere le penetranti e diffuse infiltrazioni mafiose nel mondo degli appalti e dell’economia, iniziava a delinearsi la strategia di attacco di Cosa nostra alle istituzioni. Una strategia eversiva che aveva fatto un salto di qualità proprio con l’eliminazione di una delle menti più lucide del giornalismo siciliano, di un professionista estraneo a qualsiasi condizionamento, privo di ogni compiacenza verso i gruppi di potere collusi con la mafia e capace di fornire all’opinione pubblica importanti strumenti di analisi dei mutamenti in atto all’interno di Cosa nostra».