Domenica, poco prima dell’inizio del seminario “Donne e società”, Maria Grazia Patronaggio, socia dell’associazione “Le Onde” di Palermo, ha concesso un’intervista alla redazione di Alcart:
Di cosa si occupa l’associazione “Le Onde”, e in cosa consistono le sue attività?
L’associazione è un ONLUS che si è costituita intorno1996 e ha come mission quella di occuparsi della violenza di genere sia attraverso la gestione dei servizi, come il centro antiviolenza e due case rifugio, sia attraverso il coordinamento della rete antiviolenza, le attività di sensibilizzazione, sia nelle scuole che attraverso gli operatori e le operatrici, le attività di formazione e informazione alla cittadinanza. Diciamo che il campo di azione è abbastanza ampio.
Com’è cominciata la sua esperienza con l’associazione?
La mia personale esperienza è iniziata un po’ per caso. Sono andata a fare una richiesta nel momento in cui ero disoccupata e ho chiesto di fare la volontaria. Nel momento in cui sono iniziati una serie di progetti, mi hanno chiesto di collaborare, così a poco a poco ho cominciato appunto a collaborare finchè sono diventata una socia.
Che tipo di risvolti ha portato l’azione condotta da questa associazione sul territorio?
I servizi operano nel territorio di Palermo però molto spesso i nostri progetti si estendono anche a livello regionale e nazionale. Tali progetti spesso sono stati portati a termine da volontari oppure finanziati da enti locali anche a seguito del mancato finanziamento da parte della Regione.
Molto spesso attiviamo anche delle “ricerche azioni”che hanno la finalità di conoscere per attivare qualcosa, per agire. Una delle prime è stata l’esperienza urban fatta con altre città Italiane.
Queste attività ci consentono di conoscere ancora meglio il fenomeno e di provare delle azioni.
Per esempio una delle ultime attività di ricerca, si è realizzata sulle donne immigrate per capire come venivano prese in carico per esempio dai pronto soccorsi, dai servizi sociali, ecc.. e capire se tali servizi riuscivano a rilevare il fenomeno. Contemporaneamente c’erano delle azioni sperimentali di apertura di sportelli presso degli ospedali che fanno parte della rete antiviolenza, e quindi si è sperimentato per un anno la possibilità di avere li, un’operatrice che collaborasse con gli altri operatori sanitari, e quindi poi si sono tratte delle conclusioni. Queste attività hanno una buona ricaduta sul territorio perchè comunque si traggono degli insegnamenti che ti permettono di migliorare il tuo intervento.
Quali sono i progetti futuri dell’associazione?
Noi stiamo lavorando da una parte per mantenere i servizi, dall’altro per arricchire la rete, incrementarla e farla funzionare bene. Un’altra cosa su cui stiamo lavorando è quella della concertazione con le pubbliche amministrazioni. Il nostro intento è quello di arrivare in futuro ad avere sempre più delle linee di intervento che riguardano la violenza delle donne e questo ci permette poi di avere dei finanziamenti su cui potrà usufruire l’intero territorio nazionale. Infine un ultimo nostro obiettivo è quello di realizzare un piano regionale contro la violenza.