PALERMO. Una vasta e lunga operazione della DIA ha portato ieri al sequestro di un ingente patrimonio all’anziano imprenditore castelvetranese Grigoli, ritenuto, dalla direzione antimafia, un prestanome del boss latitante Matteo Messina Denaro, oltre che già condannato per associazione di stampo mafioso, motivo per cui è rinchiuso nelle carceri di stato per scontare una pena di 12 anni di reclusione. L’uomo è considerato il re dei supermercati per aver costruito nel tempo un vero e proprio impero con supermercati a marchio Despar o affiliati, partecipazioni a centri commerciali e accumulato beni mobili e immobili per svariati milioni di euro. La confisca colpisce la società s.r.l. gruppo 6 GDO e la s.r.l. Grigoli distribuzione per le irregolarità finanziarie riscontrate, e case terreni e quant’altro in prevalenza sul territorio siciliano ma non solo. Il vero interesse per questa operazione di polizia non è tanto il sequestro di beni, si ottenuti con mezzi illeciti, quanto l’aver tagliato il flusso di denaro alla cosca di Castelvetrano, notoriamente capeggiata da Messina Denaro. Da precedenti investigazioni, era apparso evidente il coinvolgimento del Grigoli, del quale lo stesso Bernardo Provenzano parla nei suoi famosi pizzini, negli affari mafiosi; oltre ad essere risaputo che un espansione tale nel settore commerciale non passa inosservata ai mafiosi o è da loro direttamente appoggiata e diretta. Questa confisca è seconda solo a quella messa a segno nei confronti di Vito Nicastri, altro re, ma dell’eolico. Ancora una volta si capisce come la Dia (direzione investigativa antimafia) non punti più al semplice arresto di pesci piccoli, i quali verrebbero subito rimpiazzati da altra manovalanza, ma stia cercando di tagliare le risorse economiche che favoriscono l’espansione e l’egemonia dei mafiosi dando loro una potenza che altrimenti non avrebbero.