Sequestrati beni per un valore di dieci milioni ad un imprenditore Alcamese

ALCAMO. La Direzione Investigativa Antimafia di Trapani ha sequestrato dei beni, per un valore complessivo di oltre 10 milioni di euro, riconducibili all’imprenditore edile di Alcamo Giuseppe Montalbano. La DIA ha agito su disposizione della Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Trapani sequestrando diverse ditte individuali e società di capitali, appezzamenti di terreno, fabbricati, veicoli industriali, autovetture e disponibilità finanziarie, riconducibili al Montalbano.

L’uomo è indiziato per associazione mafiosa e da alcune accertamenti risulterebbe titolare, anche per interposta persona, di beni in valore sproporzionato al reddito dallo stesso dichiarato ai fini delle imposte sul reddito delle persone fisiche, ovvero all’attività economica svolta.

Nello specifico i sequestri hanno interessato 8 appezzamenti di terreno; 38 fabbricati di recente realizzazione; 7 autoveicoli/autocarri/betoniere; 3 compendi aziendali; 7 quote societarie; 10 deposti bancari; 3 polizze assicurative.

Il legame tra la mafia e Montalbano parte dalla propria  famiglia e dagli anni, ormai ritenuti lontani, delle stragi di Mafia di Alcamo negli anni 90′. Infatti, Giuseppe è figlio di Pietro Montalbano, uomo d’onore della famiglia mafiosa di Alcamo, e nipote di Nunzio Montalbano, classe 1943, indiziato mafioso ucciso durante le stragi di Alcamo la sera del 26 Aprile del 1991.

Successivamente inserito nella cosca capeggiata dal capo mafioso di allora, Vincenzo Milazzo, quest’ ultimo venne ucciso insieme alla fidanzata Antonella Bonomo nel 1994, Montalbano era ritenuto un suo fiancheggiatore e prestanome di diversi latitanti alcamesi.

Sul finire degli anni 90′ la DIA eseguiva un’ ordinanza di custodia cautelare in carcere nei confronti di 43 soggetti, tra questi anche Giuseppe Montalbano, accusati a vario titolo di aver commesso una serie di efferati delitti tra, cui l’associazione per delinquere di stampo mafioso, omicidi, sequestro di persona, estorsioni, riciclaggio di denaro di provenienza illecita, danneggiamenti, detenzione e porto illegale di armi.

In particolare a Giuseppe Montalbano, in quell’operazione è stato contestato di aver aiutato e garantito rifugio e assistenza a diversi latitanti, tra cui il Boss Vincenzo Milazzo, Antonino Alcamo, Pietro Interdonato e Vito Di Liberto.

Nell 1993, l’arresto di diversi latitanti a Calatafimi come Vincenzo Melodia, Antonino Alcamo, Pietro Interdonato e Vito Di Liberto Orazio ha individuato altri elementi che collegavano Giuseppe Montalbano alla cosca mafiosa di Alcamo. Proprio in un cellulare rinvenuto durante l’arresto dei latitanti sono stati rinvenuti diversi contatti telefonici ad un cellulare in uso a Giuseppe Montalbano.

Montalbano è anche ritenuto il responsabile, insieme ad altri uomini, di un attentato all’abitazione di un sottoufficiale della Guardia di Finanza.

Un duro colpo per cosa nostra alcamese che negli ultimi anni si è inabissata sempre più nella strategia del silenzio e dell’apparente tranquillità, in modo da rafforzare le proprie reti economiche e politiche per un maggiore controllo del territorio.

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Marcello Contento nasce a Palermo nel 1982, vive la sua vita tra la Sicilia e la Toscana. Giornalista, insegnante di economia aziendale e lettore incallito di Tex e Alan Ford.