“Trovare una sede unica per Almaviva rappresenta un passo fondamentale per dare una serena prospettiva lavorativa a migliaia e migliaia di lavoratori palermitani” afferma Massimiliano Fiduccia, Rsu Cgil, in riferimento alle difficoltà logistiche, che la più grande azienda italiana del’ICT, sta affrontando in questi mesi nel capoluogo siciliano.
L’Almaviva è presente a Palermo con due grandi call center: uno in via Marcellini ed uno in via Cordova. L’affitto di via Cordova è scaduto dal 30 giugno, ed ancora oggi non è chiaro dove migliaia di lavoratori debbano essere trasferiti; in realtà l‘azienda ha ipotizzato un trasferimento nell’altra sede cittadina, ma tale ipotesi sembra essere alquanto insidiosa. “ L’edificio di via Marcellini non può contenere tutti i lavoratori – afferma il segretario provinciale della SLC-CGIL Rosalba Vella – che aggiunge: “la diminuzione del personale per risolvere il problema è una soluzione che non può essere tollerata e che rappresenterebbe l’inizio di un disimpegno aziendale, che alla fine coinvolgerebbe tutti i lavoratori di Palermo”.
La vicenda che in questi mesi sta coinvolgendo i lavoratori di Almaviva assume un significato che travalica, sicuramente, l’ambito cittadino e regionale. Si sta parlando, infatti, di un’azienda che fattura 700 milioni di euro l’anno, che impiega 27000 persone, che è presente in tutto il teritorio nazionale, ma anche in Brasile, Tunisia e persino in Cina. Si sta parlando del leader nazionale dei call center e di vari ambiti dell’ICT, di un’azienda che effettua ricerca in tecnologie d’avanguardia come quelle semantiche, che può contare su partnership con mostri sacri della Silicon Valley, del calibro di Oracle.
Non sono solo le dimensioni e l’importanza dell’attività aziendale a dare un significato di largo respiro a tutta la faccenda, ma anche altri aspetti molto importanti su cui vale la pena soffermarsi: L’intenzione, manifestata da parte di Almaviva, di spostare la sede legale a Palermo e di procedere a nuove assunzioni rappresentano un segnale di grande rilievo per un territorio fortemente colpito dalla crisi, e rappresenterebbero l’atteggiamento giusto che le istituzioni pubbliche dovrebbero favorire; vanno aiutate quelle aziende che promettono un radicamento territoriale e non quelle, numerose nella storia economica del sud-italia, votate alla mera ricerca di sovvenzioni.
Inoltre si potrebbe partire dalle vicende palermitane del colosso dell’ICT per lanciare uno sguardo alle attuali vicende economiche nazionali e cominciare a trovare una strategia che ci aiuti ad uscire dalla dura crisi che attanaglia il mondo del lavoro. Nei prossimi mesi il governo, direttamente o indirettamente, sarà impegnato (giustamente) a difendere settori economici strategici e tentare di mantenere i livelli occupazionali nei settori in crisi; non sarebbe il caso, quindi, che si inaugurasse adesso un nuovo metodo? Non sarebbe il caso di aiutare chi il lavoro lo crea? Sarebbe una svolta rivoluzionaria per un sistema economico, come quello italiano, ingessato, dove spesso ha contato più il peso politico (chiamiamolo cosi) dell’azienda, che la reale volontà di aumentare l’occupazione.