Scritto da Aldo Virzì
“Un gigante! Lui così minuto fisicamente, in questa città, in quest’isola ,era, è stato, il gigante della cultura e della democrazia”. Questo era Salvatore (Licchia per gli amici) Coppola, l’editore e non solo, che la Trapani civile e democratica ha voluto ricordare ad un mese dalla sua scomparsa.
Un teatro, quello parrocchiale dei salesiani, gremito nonostante il sabato e nonostante le condizioni atmosferiche. Ulteriore segnale del grande amore che “Licchia” ha riversato per questa città e dell’affetto riconoscente che almeno una parte di Trapani, quella democratica e antimafiosa ha voluto tributargli: tanta gente comune che Salvatore Coppola – che come uno di loro si riconosceva – incontrava ogni giorno; ma anche quel che è rimasto dell’intellettualità di Trapani e dei trapanesi che non vi abitano più, ma che attraverso i libri editi da Coppola hanno tenuto il contatto con la parte migliore della città natia. Poi gli scrittori che solo con l’editore Coppola hanno potuto rendere pubbliche le loro opere, che in molti casi hanno saputo meritare riconoscimenti nazionali. L’editore Coppola negli anni ha dimostrato di avere un fiuto come pochi riconoscendo la qualità degli scrittori che a Lui si rivolgevano o che Lui invogliava a scrivere un libro. Era presente la Trapani antimafia, quella di “Libera” con la quale Licchia-Coppola da sempre collaborava, ma anche tutti coloro che avevano saputo apprezzare la sua genialità con l’invenzione dei “pizzini della legalità”. Un vero schiaffo ai pizzini trovati nei covi dei mafiosi e che rappresentava il loro sistema per trasmettere dei messaggi senza essere intercettati. I “pizzini” di Coppola invece avevano lo lo scopo contrario: essere intercettati e diffusi. Erano, sono, brevi scritti in formato tascabile con i quali giornalisti, artisti, scrittori, personaggi pubblici e non ricordano gli eroi dell’antimafia, i magistrati, i poliziotti caduti, i tanti episodi che hanno contraddistinto la lotta alla mafia. Ne ha sfornato a decine, anche perché non aveva neanche bisogno di chiedere, in tantissimi sono stati felici di poterlo collaborare in questa che non era soltanto un’operazione culturale, ma anche politica di lotta alle cosche mafiose ed ai loro “amici”. E i Pizzini della legalità nelle sue intenzioni dovevano continuare sino a quando la mafia non sarebbe stata sconfitta definitivamente. Dalla lotta alla mafia al ricordo della lotta antifascista. Coppola infatti, ha anche editato un libro che ricorda il martire trapanese Pietro Lungaro, una delle vittime della strage nazista delle Fosse Ardeatine.
Personaggio eclettico, lo hanno ricordato i tanti che con Licchia-Coppola hanno intessuto rapporti di amicizia ( come si poteva non essere suo amico ?), raccontando i tanti episodi della loro vita che si sono incrociati e intrecciati con quella di Coppola e che sono serviti a descrivere questo incredibile “Gigante”, come lo hanno voluto definire nella locandina gli organizzatori ( i suoi amici ) della serata. Hanno ricordato il Coppola giocatore di pallone, campione regionale di tennis da tavolo, ma anche componente di una band che negli anni 70 spopolava in città; Coppola non era un musicista, ma era a lui che si rivolgevano i musicisti per qualunque soluzione organizzativa. A Coppola si rivolgevano anche le mamme del quartiere povero dove Coppola abitava perché procurasse un libro di scuola ai loro figli. Licchia sapeva dove rivolgersi ed il libro arrivava. “Buono e generoso”, lo hanno amato anche gli abitanti di Caltabellotta, un piccolo paese dell’entroterra agrigentino dove Coppola si era recato per parlare con uno scrittore alle prime armi. Si innamorò del paesino che “respirava cultura” e ci rimase due anni, continuando ad amare quel luogo anche se, durante la permanenza, aveva subito un furto. In quell’occasione, come è stato ricordato, il suo unico obiettivo fu di salvare il computer, “un pezzo della sua vita”: lì dentro custodiva i libri pubblicati , quello scritto da lui, quelli ancora da pubblicare. Per questo lo difese contro i ladri fuggendo, rincorso, con il pc in mano per le strade del paese. Un episodio che dava la dimensione del personaggio rimasto dignitosamente povero per una vita, ma ricco di quella ricchezza culturale e morale che ne aveva fatto un esempio. Come hanno potuto testimoniare artisti e scrittori come Giacomo Pilati, che ha presentato la serata, come Rino Giacalone, Salvatore Mugno, Daniela Gambino e tanti altri, qualcuno venuto da fuori. Come hanno testimoniato, rotta dalla commozione, Claretta Salvo e Pino Maggiore : “ gli dicevamo sempre Licchia fermati, pensa a te stesso per un momento, non puoi andare avanti così”. Licchia non si è fermato ed è toccato a Pino ritrovarlo in coma nella casa di campagna che aveva donato a Licchia perché avesse una casa decente dove vivere.
Salvatore Licchia Coppola non si è mai fermato, neanche dopo le sue vicissitudini familiari ; con la moglie che lo abbandona per tornarsene in Olanda con i figli e Licchia che finisce nella prigione di quel paese dove si era recato per cercare di riprenderei suoi figli. Quell’esperienza lo aveva segnato. Lui la descrisse anche con tragica irrisione in un libro “Il Postino”, di cui, ovviamente, è stato anche editore. Il suo unico libro, ma la sua vita si sarebbe potuta raccontare in più volumi.
La serata in ricordo di questo “Gigante” che una parte importante di questa città ha amato, ricambiata, non poteva che concludersi con la richiesta unanime che l’Amministrazione Comunale – la stessa , in continuità politica, che ha titolato una via ai “Grandi eventi”, cioè l’Americas cup e i sospetti che l’hanno accompagnata, o la cittadinanza onoraria a due giornalisti per l’esaltazione che hanno fatto di quell’evento, negandolo per anni al Prefetto antimafia Sodano – trovi il modo di riscattarsi onorando Salvatore Licchia Coppola, un suo figlio, con l’intitolazione di una strada o di un centro culturale. Le firma raccolte con una petizione sono già centinaia. Lo farà?
ALDO VIRZI’