Nicolò Ferrara arrestato per corruzione si è dimesso da sindaco di Calatafimi. Interrogato dal gip del Tribunale di Trapani, Ferrara si è avvalso della facoltà di non rispondere. E’ accusato di avere intascato una mazzetta di 3 mila euro per favorire un imprenditore nell’aggiudicazione di un’asta pubblica per la vendita di automezzi comunali. Nell’ambito della stessa indagine per intestazione fittizia di beni sono stati arrestati, e posti anche loro, come Ferrara, ai domiciliari, gli imprenditori palermitani Ettore ed Enrico Crisafulli, padre e figlio. Gli stessi però adesso sono tornati in libertà, dopo l’interrogatorio dinanzi al gip. Accusati di intestazione fittizia di beni avrebbero confermato al giudice la circostanza spiegando che si è trattata dio una scelta per evitare i creditori. Sulla loro posizione ha diffuso una nota il loro legale, avv. Pietro Ortolani, che ne ha preteso la pubblicazione a rettifica, ha sostenuto, delle notizie pubblicate in coincidenza della diffusione della notizia del loro arresto da Parte della Polizia.
Ortolani ha evidenziato: “…nemmeno 18 ore dopo il medesimo Giudice, in data 6 febbraio, all’esito degli interrogatori di garanzia resi dai predetti nell’ambito del procedimento di indagine che li aveva visti destinatari anche di provvedimenti di perquisizione e relativi avvisi di garanzia, ha disposto la revoca integrale della misura cautelare già eseguita dalla Squadra Mobile della Questura di Trapani. Dopo nemmeno 24 ore quindi il Dott. Ettore Crisafulli e l’Ing. Enrico Crisafulli sono ritornati liberi all’esito delle dichiarazioni rese dagli stessi a mente dell’art. 294 c.p.p. e che, come espressamente ritenuto dalla Dott.ssa Fontana, “impongono di riconsiderare la saldezza della base indiziaria che ha portato all’emissione della misura cautelare”. Osserva infatti il Giudice che “le dichiarazioni degli indagati hanno incrinato la gravità indiziaria in ordine alla finalità della condotta”. Segnatamente poi il Gip ha espressamente ritenuto che la versione difensiva, sostenuta dall’avv. Marcello Madonia – difensore dei predetti – “ha introdotto una ipotesi di fatto alternativa rispetto a quella ritenuta all’atto dell’adozione della misura cautelare, con ci comportando che il quadro indiziario valutato all’esito dell’interrogatorio di garanzia non risulti più univocamente grave per entrambi gli indagati “. L’avv. Ortolani inoltrre smentisce l’esistenza a carico di Ettore Crisafulli di gravi pregiudizi penali: “A sostegno degli importanti chiarimenti offerti dagli indagati é poi senz’altro risaltato il contributo dato, da Crisafulli Ettore (ed in misura inferiore anche da Crisafulli Enrico) nelle molte indagini che, non solo nel celeberrimo processo “ULBRICK” (quello che disvel il metodo “Siino” o del tavolino), ma anche nell’operazione “PONENTE” svolta dalla Questura di Messina (che di recente si è conclusa con la conferma delle condanna agli esponenti della mafia barcellonese ed il riconoscimento del diritto al risarcimento dei danni in favore dei Crisafulli), la sentenza definitiva del TAR Catania (la 2519/10) che ha riconosciuto che “Crisafulli Ettore non è soggetto sensibile alle infiltrazioni mafiose” e condannato le resistenti Prefetture alla refusione delle spese di lite, e da ultimo la testimonianza resa tanto da Crisafulli Ettore che da Crisafulli Enrico nel processo che si sta celebrando nell’Aula Bunker di Agrigento contro la c.d. “NUOVA CUPOLA”. Processo quest’ultimo nel quale i predetti miei assistiti hanno ripercorso i fatti connessi al ritrovamento di 4 cartucce di fucile su uno dei mezzi cantieri posto nell’area portuale il cui accesso avrebbe dovuto essere vigilato e limitato al solo personale autorizzato. Ben diversa è dunque la realtà fattuale da quella che nelle poche ore dall’esecuzione della misura restrittiva”. “Non risulta invero corrispondere a verità quanto rappresentato – e peraltro affermato da organi ufficiali della Questura di Trapani, – la pregressa affiliazione del Dott. Crisafulli a qualsivoglia compagine mafiosa. Tale assunto errato é seccamente smentito da vari provvedimenti giudiziali sia risalenti che recenti. Dagli atti giudiziari sopracitati appare invero che contrariamente a quanto affermato circa un “ritorno a delinquere” del Dott. Crisafulli”. L’avv.Ortolani inoltre contesta quella definisce essere “fantomatica mail (na mail finitia nella posta elettronica di in un poliziotto dove venivano raccontate le malefatte di Crisafulli sr.)attribuita ad Enrico Crisafulli, che persino oggi ne ha disconosciuto la formazione e l’invio, non solo é stato predisposta da mano a tutt’oggi rimasta ignota, e còi nonostante la denunzia rivolta a tutti gli organi di Polizia ed i pesanti sospetti sulla condotta di un ex dipendente infedele ed animato da immotivato rancore e propositi illeciti. La stessa é del resto per i suoi contenuti del tutto pretestuosi ed infondati assolutamente priva di qualsivoglia credibilità”. Il giovane Crisafulli durante le indagini si sarebbe giustificato dicendo che la mail era frutto di un virus. Ciò che si è scritto sul conto dei Crisafulli discende dagli atti giudiziari nonché anche dalla visione del relativo casellario giudiziale.