Intervento oggi al senato della parlamentare trapanese Pamela Orrù (Pd) a proposito di parità tra uomo e donna nelle prossime elezioni europee
«L’assenza o la presenza marginale delle donne ai vertici della società è una costante della storia del nostro Paese». Ha così esordito oggi nel suo intervento nell’aula di Palazzo Madama la senatrice trapanese del Pd, Pamela Orrù. In discussione la norma per garantire parità tra uomo e donna nelle prossime elezioni europee. Parliamo di partià di rappresentanza. Tema che ha impegnato in questi giorni la Camera a propisito di “Italicum” e che si è concluso, almeno alla Camera, con la bocciatura delle proposte per garantire alle donne sicuro accesso nelle aule parlamentari. Oggi la senatrice Orrù ha ricordato come nell’ambito delle classifiche mondiali, l’Italia su questo tema è nelle retrovie: “Nelle più autorevoli indagini a livello internazionale. IlGlobal gender gap index, l’indice sul divario di genere stilato annualmente dal World Economie Forum, nel 2013 assegna all’Italia la settantunesima posizione, addirittura dopo la Cina, che risulta essere sessantanovesima”. Ed ha proseguito: «Gli ostacoli all’accesso delle donne alle posizioni apicali della società sono di origine culturale, radicati in maniera talmente profonda da rendere necessari interventi legislativi» con lo scopo di introdurre un cambiamento in grado di svilupparsi in maniera autonoma.
La Orrù si è dichiarata a favore del disegno di legge in discussione e relativo, si ripete solo alle prossime elezioni europee. “Il disegno di legge, introduce la cosiddetta tripla preferenza di genere, vale a dire che, nel caso in cui l’elettore decida di esprimere più di una preferenza, la scelta deve comprendere candidati di entrambi i generi, pena l’annullamento della seconda e terza preferenza. Inoltre, perché la possibilità per l’elettore di scegliere candidati di genere diverso sia effettiva e non solo potenziale, nell’articolo 12 della suddetta legge viene inserito un nuovo comma con il quale si obbligano i partiti a presentare delle liste in cui nessuno dei due sessi sia rappresentato in maniera superiore ai due terzi”.
Ma si è detta contraria a sentir parlare di quote rosa: “Personalmente – e so bene di non essere la sola – quando sento usare questa terminologia mi viene addirittura la pelle d’oca. Parlare di quote rosa, come è stato detto con accenti diversi, mortifica lo specifico contributo che ciascuno di noi, indipendentemente dal sesso, può e deve dare in questa funzione di rappresentante delle istituzioni, quale risposta alle esigenze reali, pressanti e concrete del Paese”. La soluzioni delle diverse crisi deve essere altra: “Se l’intero sistema Paese avesse sufficientemente recuperato il senso delle precipue responsabilità e dell’onore del proprio ruolo, e se le istituzioni avessero autorevolmente riconquistato il significato della propria funzione, essendo in grado di trasmetterlo senza alcuna ombra al Paese – sinceramente, dover sentir parlare ancora della necessità di ribadire e statuire la parità di genere nelle assemblee elettive, suona davvero anacronistico e – per certi versi – mortificante. E certamente non solo per le donne….oggi discutere questo provvedimento mi crea – lo ammetto – un certo imbarazzo perché mi conferma quanta strada ancora dobbiamo fare – tutti – nel prendere coscienza e soprattutto nel riconoscere che la competenza e il merito non hanno sesso e non dovrebbero aver bisogno di legarne l’esercizio alla «riserva» di posizioni in lista, negli organismi rappresentativi, lavorativi e sociali”. L’assenza della donna non è solo fatto riguardante le aule delle istituzioni: “L’Istat ci dice – ha proseguito la sen. Orrù – che il tasso di occupazione femminile si attesta in Italia al 47,1 per cento contro il 58,6 per cento della media dell’Unione europea. Le donne nel nostro Paese continuano a essere pagate meno rispetto agli uomini: il loro compenso orario è dell’11,5 per cento inferiore a quello maschile. L’Italia è al 124° posto su 136 Paesi per quanto riguarda la possibilità per le donne di fare carriera. E tuttavia, la capacità di resistenza e adattamento difensivo, ma anche di innovazione, rilancio e cambiamento, sono tratti essenziali delle strategie messe in atto dalle donne nel mondo produttivo”. Infine: “Viviamo tempi e luoghi paradossali: viviamo in una società che deve, garantire, riconoscere e proteggere l’essere donna dalla società stessa. Occorre avviare un cambiamento culturale e trasversale. Lo ripetono ormai tutti. A parole. Nei fatti, ci ritroviamo oggi a discutere un provvedimento che preveda «per legge» la parità di genere nell’esprimere le preferenze. Per la senatrice Orrù oggi è di altro che si dovrebbe parlare: “Vi è, lo sappiamo bene, un forte sentimento antieuropeo serpeggiante che rischia di trasformare il prossimo appuntamento delle elezioni europee in un momento di alto astensionismo. Antieuropeismo che è sintomo – tra l’altro – del malessere diffuso in tutta l’area europea non solo per la grave crisi economica, ma anche per l’incapacità dell’istituzione di rappresentare una reale unità e visione politica dei Paesi che ne fanno parte. Ebbene, se di equilibrio di genere oggi trattiamo in questo disegno di legge, allora è bene sottolineare che, al netto di ogni altra considerazione, a parità di merito e competenze e senza farne una bandiera di rappresentanza di sesso, l’elemento specifico che la rappresentanza femminile può portare all’interno delle istituzioni e di qualunque ambito che veda la persona in quanto tale presente e rappresentata costituisce senza alcun dubbio un fattore unificante e unitivo, là dove, come in qualsiasi altro contesto, si può esprimere il proprio portato costitutivo che esula dal genere sessuale. Auspico arrivi presto, prestissimo il tempo in cui non si dovrà più parlare di parità di genere ma questa sarà un dato di fatto”.