Quando mente e cuore non comunicano

“Spesso la gente non ha le emozioni chiare, altro che le idee” -Diego De Silva-

Letteralmente l’alessitimia si riferisce all’incapacità di verbalizzare le emozioni. In realtà, il problema si situa nell’impossibilità di essere coscienti a livello mentale (sentimenti) di ciò che accade a livello fisico (emozioni). Nemiah e Sifneos (1976) definirono tale patologia come deficit della funzione riflessiva del sè e spiegarono come gli individui che ne sono affetti non sono incapaci di provare emozioni, quanto piuttosto non in grado di riflettere su di esse. Tale impossibilità di riflettere non permette di elaborare le giuste strategie per rispondere alle emozioni che si scatenano e la possibilità di convivere con esse in maniera costruttiva.

La caratteristica fondamentale dell’alessitimico è che incanala le emozioni direttamente nel sistema corporeo senza fermarsi a riflettere su di essere. Tra le cause, sebbene non vi siano ancora certezze empiriche in merito, vi è il rapporto con la madre, che non ha permesso di sviluppare la capacità di essere empatici (la mancata sintonizzazione affettiva con essa, infatti, non permette al bambino di sviluppare un proprio sistema per fronteggiare le emozioni e sintonizzarsi con quelle degli altri); può insorgere in seguito a traumi (in questi casi si parla di alessitimia secondaria). Generalmente colpisce maggiormente il sesso femminile piuttosto che quello maschile, probabilmente perchè a questi ultimi viene ancora, per retaggi culturali duri a scomparire, insegnato a reprimere le proprie emozioni.

L’alessitimico non riesce a discriminare un’emozione dall’altra, non sa usare il linguaggio metaforico e la sua espressività facciale è ridotta, mette in atto comportamenti egoistici e passivi e tende a stabilire relazioni di forte dipendenza o, in assenza di questa, si ostina verso la solitudine. Gli alessitimici manifestano un bisogno ossessivo di attenzioni e cure e tendono ad attribuire  gli eventi di vita sempre a cause esterne.

Le conseguenze sono di vario genere e vanno dall’abuso di sostanze, all’ansia, all’impotenza e all’ipertensione.

Lavorare con l’Alessitimia è particolarmente complesso, in quanto l’incapacità di riflettere su sè stessi impedisce proprio di fare un’analisi come quella psicoterapica. Tuttavia la Rieducazione Emotiva, ovvero un lento lavoro sulle emozioni (come si manifestano, come si distinguono tra loro, come si gestiscono) può portare ad effettivo apprendimento della relazione indissolubile tra pensieri e stati d’animo, al fine di sfruttare tale capacità per intraprendere una vita emotivamente più densa.

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Simona De Simone, psicologa e psicoterapeuta. Divoratrice instancabile di libri e del buon cibo. Appassionata di scrittura e mamma di Alqamah sin dal principio.