In occasione dell’elezione del nuovo Presidente dell’Azione Cattolica di Trapani, siamo lieti di intervistare Dalila Ardito, alcamese di 27 anni, neoeletta a questa carica.
Dalila, come vivi questo momento?
In momenti come questi la gioia non può mancare: gioia per la fiducia che il Vescovo, i consiglieri diocesani e tutti gli aderenti mi hanno dato, gioia per la possibilità di continuare a mettermi a servizio di questa associazione alla quale sono profondamente legata. Ma non nascondo l’emozione nel pensare a questo nuovo modo di contribuire alla crescita dell’AC a cui sono stata chiamata e al quale ho risposto con piena convinzione.
Cosa significa per te essere Presidente dell’Azione Cattolica?
È un incarico che per me segnerà un importante momento di crescita personale e associativa che sposta il servizio che stavo già offrendo all’associazione come segretaria diocesana su un livello più alto di responsabilità, cura dei legami e formazione.
Il fatto che sia stata eletta una donna alla carica di Presidente è un segnale positivo. Come reputi il ruolo della donna all’interno delle cariche istituzionali ed ecclesiastiche?
La mia elezione, e l’elezione di tante altre donne chiamate a ricoprire diversi tipi di incarichi, è segno che il talento del genio femminile, di cui parlava Giovanni Paolo II, deve venir fuori perché tutti ne possano beneficiare. Ormai siamo i nipoti dell’ideale che la donna è colei che deve occuparsi solo del focolare domestico e dell’educazione dei propri figli e il nostro essere sensibili per natura a certe tematiche e il nostro essere “multitasking” dà certamente una marcia in più nei vari ambiti in cui veniamo chiamate in causa.
Che cosa intendi fare in qualità di Presidente dell’Azione Cattolica?
Di sicuro impegnarmi. Impegnare me ed il consiglio diocesano, perché non può esserci presidente se non c’è il consiglio, nel continuare ad essere al servizio della Chiesa e nella Chiesa. La mia risposta a questa chiamata mi impegna e ci impegna a fare bene associazione curando i legami interpersonali, con lo stile di chi è profondamente innamorato di Cristo e della Chiesa. Vogliamo impegnarci ad ascoltare e dialogare per crescere bene ed insieme, a rinnovare le attenzioni, il modo di essere e di fare, in relazione continua con l’ascolto dei segni dei tempi, con le provocazioni che la storia, la società, la vita di ogni giorno offrono per orientare la nostra vita e quella degli altri. Vogliamo impegnarci a collaborare sempre più con le altre aggregazioni laicali e soprattutto ci impegniamo ad essere cristiani veri e credibili nel nostro quotidiano, nelle parrocchie, fra la gente, in diocesi, nelle famiglie, a lavoro…
Che ruolo ha l’Azione Cattolica e quale rapporto instaura con i giovani?
L’Azione Cattolica ha dato sempre tanto spazio ai giovani, formandoli e accompagnandoli nel loro cammino di vita, ma purtroppo da circa quattro anni ad oggi è stata tracciata una parabola discendente in merito all’adesione dei giovani nella nostra diocesi. Diversi i motivi, primo tra tutti la scelta che molti giovani fanno di proseguire gli studi universitari fuori dalla Sicilia. Alcuni scelgono di continuare il cammino in AC anche nelle città dove studiano, altri abbandonano del tutto. Anche la nascita di altre associazioni e movimenti ha influito sulla dispersione dei giovani, ma questa scarsa adesione ci deve fare aprire gli occhi… forse è tempo di uscire dai nostri schemi, quelli che per anni hanno formato intere generazioni e che non sono più adatti alla generazione di facebook e twitter. Dobbiamo metterci in ascolto dei giovani del 2014 e cercare di andare loro incontro, adeguandoci, senza mai perdere la nostra identità associativa e il fine della nostra missione.
Che ruolo ha la Chiesa nella vita delle persone e che cosa può fare per aiutare le persone in questo periodo di forte crisi?
La Chiesa ha prima di tutto il compito di educarci ad essere Cristiani con la C maiuscola; ad essere quegli uomini e quelle donne che in ogni momento della loro vita fanno riferimento a Gesù Cristo. Ma la Chiesa ha anche il compito fondamentale di “interrogare” ognuno di noi sul senso delle nostre azioni e delle nostre decisioni, perché sono proprio quelle azioni e quelle decisioni che hanno portato a questo periodo di crisi. Papa Francesco nel secondo capitolo della Evangelii Gaudium “NELLA CRISI DELL’IMPEGNO COMUNITARIO” ha dato delle forti indicazioni su come contrastare questo momento: dice “No a un’economia dell’esclusione; No alla nuova idolatria del denaro; No a un denaro che governa invece di servire; No all’inequità che genera violenza”. Sono certa che questo Papa che i cardinali sono andati a prendere “quasi alla fine del mondo”, il Papa che dal primo momento sceglie di farsi chiamare semplicemente “ Vescovo di Roma”, darà a tutti noi un grande esempio di umiltà e questa è una delle poche armi che può sconfiggere la crisi.