Psicologo – Psicoterapeuta
L’educazione dei figli e, più in generale, il loro benessere psicologico, non può prescindere dalla presenza dei genitori. Ovviamente, la “presenza” dei genitori non riguarda soltanto la loro esistenza fisica in casa vicino ai figli, ma richiede un coinvolgimento molto di più complesso. Purtroppo, al di là del fatto che i genitori possano avere poco o molto tempo da trascorrere insieme ai figli, spesso la qualità della relazione rischia di risultare alquanto deficitaria. Infatti, tante interferenze possono porsi tra genitori e figli e talvolta tali elementi disturbanti vengono percepiti come dei fattori assolutamente normali. In molte famiglie sembra essere diventato normale stare insieme mentre i figli, ma sempre di più anche i genitori, sono connessi da qualche altra parte, col cellulare con la TV o col computer; così, mentre Alessia ascolta papà, sta rispondendo contemporaneamente via sms alla compagna di scuola. A vedere più da vicino le cose, il rischio è molto più grave: stare insieme in famiglia ed essere alienati, ciascuno col proprio mezzo tecnologico, ciascuno virtualmente trasmigrato in un altro luogo, in un’altra relazione, in un’altra dimensione. Allora, si può osservare sempre più frequente all’interno delle famiglie un quadro più o meno di questo tipo: è domenica pomeriggio, il figlio di undici anni gioca alla play station, la sorella di quindici anni, seduta sul divano, è collegata su facebook, così come papà, col suo portatile seduto accanto a lei, mentre la mamma guarda la televisione e comunica col telefonino, tramite whatsapp, con una cara amica. La cosa a pieno titolo dentro il grottesco, è che nessuno si permette di disturbare l’altro e ciascuno spera di non essere disturbato dagli altri. Poi, nel tardo pomeriggio, papà forse preso da qualche senso di colpa, decide di stare un po’ con suo figlio, accettando una partita alla play station: papà gioca col figlio non guardandolo in faccia, ma guardando la televisione! Tutti insieme e tutti soli! Dove è finita la relazione? Nel caso sopra descritto, i genitori stanno seminando un vuoto relazionale, i cui effetti per i figli possono essere anche devastanti. La mente di un figlio minore ha bisogno di interiorizzare i genitori, affinché questi, con tutto il pathos che comporta una vera relazione, possano diventare col tempo dei veri e propri pilastri interni alla mente dei figli stessi. Allora, ogni qualvolta c’è un figlio che non ascolta il genitore perché preso dalle sue varie dipendenze tecnologiche, dall’altra parte c’è anche un genitore che non riesce a farsi ascoltare dal proprio figlio e che troppo facilmente abbandona il campo di gioco.
Molto spesso, i genitori hanno paura delle esperienze devianti che i figli adolescenti possano vivere fuori da casa, come amicizie sbagliate, consumo di alcool, droga e quant’altro. Meno frequentemente il genitore si chiede se i propri figli possano vivere delle esperienze devianti già dentro casa. Certamente, la prima esperienza deviante per eccellenza è l’assenza di una solida relazione in famiglia, in cui, mentre si discute, si litiga, si gioca (non alla play station, ma in qualsiasi modo che favorisca il contatto, anche visivo), i figli “si riempiono” di sani punti di riferimento adulti, che porteranno dentro se stessi, per tutta la loro vita.