TRAPANI. Un incontro, di particolare rilevanza per la provincia di Trapani, per presentare un testo che racchiude circa 30 anni di scavi sul territorio di Segesta. “Calathamet, archéologie et histoire d’un château normand en Sicilie”, presentato ieri pomeriggio a Palazzo Milo nella sede della soprintendenza dei Beni culturali, è la pubblicazione della storia degli studi effettuati a partire dai reperti archeologici rinvenuti in questo sito ad opera di un’equipe franco- siciliana che, riprendendo gli scavi, interrotti circa un quarto di secolo fa, ha avuto l’occasione unica di guardare al passato in maniera differente.
Il testo è stato presentato alla presenza degli stessi autori francesi, Élisabeth Lesnes e Jean-Michel Poisson e ci porta alla scoperta di un sito risalente al XII sec., erede dell’antica Segesta, sul quale una famiglia di signori normanni, trasformato l’insediamento arabo esistente, costruì un castello, rimasto in piedi fino alla fine del Medioevo. Lo scavo, di cui il libro tratta, ha evidenziato le trasformazioni architettoniche avvenute nel luogo, oltre a consegnare abbondante materiale ceramico, metallico e numismatico di epoca arabo-normanna e sveva, come ha spiegato il Professore maurici dell’Università degli studi di Palermo.
Il Castello di Calathamet sorge su un’altura che sovrasta le acque termali proprio nella zona di Segesta. Il suo nome fa riferimento, oltre che alla sua posizione geografica rispetto ai bagni termali, ad un luogo fortificato conosciuto già in epoca islamica, come testimoniano i reperti trovati sul posto. L’equipe franco-siciliana ha portato alla luce la storia del Castello, della torre e della chiesa che si trovano sul sito, inizialmente intesi come risalenti a epoca normanna. La novità di questi scavi però ha evidenziato un utilizzo di questa fortezza già in un periodo precedente; in epoca islamica, infatti, questa realtà fortificata serviva come rifugio per un’intera collettività. Nelle fasi successive esso venne, invece utilizzato come luogo militare, di importante rilevanza proprio grazie alla sua posizione.
I due autori del testo, che hanno intrattenuto per anni rapporti di collaborazione con l’Officina degli studi medievali di Palermo, che ha stimolato questo progetto, hanno mostrato grande soddisfazione e hanno ringraziato tutti i co-autori di questo testo auspicando una valorizzazione massima del sito.
Un luogo di grande valore, dunque, da studiare e da far apprezzare; di contro, amaramente, si costata una ancestrale inerzia delle istituzioni nei confronti delle ricchezze regalateci dal passato. Chissà che Calathamet non sia il primo sito ad avviare una riflessione in questo senso!