Comunicare è una normale e consueta esigenza umana. Comunicare efficacemente è un modo per dire ciò che si pensa ma con notevoli risparmi di tempo e di energie sia fisiche che mentali. Imparare ad usare i modi e le parole giuste consente di evitare inutili e dispendiosi conflitti che oltre a protrarsi nel tempo generano tensioni alla lunga deleterie sia per irapporti che per la salute di ciascuno di noi. I metodi della comunicazione cosiddetta efficace hanno riscontri positivi sia nell’ambito
lavorativo, dove vengono organizzati corsi ad hoc per insegnare alle varie categorie di lavoratori a comunicare efficacemente, sia nella vita quotidiana, in considerazione del fatto che tutto è comunicazione.
Marshall B. Rosenberg, allievo di Carl Rogers, ha sviluppato un modello che egli stesso ha definito “Teoria della comunicazione non violenta”, detta anche “Comunicazione Empatica”, contrapponendola a quello che veniva definito “linguaggio da lupi”. Con tale tipo di comunicazione si vuole intendere la capacità di esporre appunti e disappunti utilizzando le giuste maniere e le giuste parole per dirlo. Non si tratta di una comunicazione ipocrita o architettata per manipolare gli altri, ma semplicemente di un metodo che permette di evitare inutili e fastidiosi conflitti e allo stesso tempo consente di esprimere a pieno il proprio pensiero, sia esso positivo o negativo, sulle questioni che ci riguardano.
Il conflitto è spesso espressione di bisogni insoddisfatti, infatti la tesi di fondo della teoria di Rosenberg è quella di cercare di compredere tali bisogni prima di comunicare agli altri il proprio pensiero. Se i bisogni vengono esternati e compresi, prima di tutto da chi ne è portatore, l’ostilità non avrà più motivo di esistere, e gli stessi concetti potranno essere espressi in forma pacata ma allo stesso modo diretta.
Il processo descritto e teorizzato da Rosenberg si articola in 4 passaggi:
- DESCRIVO, senza condanne ne colpevolizzazioni, il comportamento che ho osservato. (Non formulare giudizi o accuse permette di evitare che l’altro si metta sin da subito sulla difensiva e passi poi al contrattacco)
- PARLO DELLE EMOZIONI e dei sentimenti che il comportamento che ho osservato suscitano in me.
- INDICO, il mio bisogno alla base di questa reazione che scatena in me il comportamento osservato.
- FORMULO LA RICHIESTA, spiegando cosa vorrei dall’altro per soddisfare il mio Bisogno. (Facendo attenzione che la mia richiesta non diventi pretesa, ma al più un consiglio o un indicazione).
La schematicità del processo descritto non si traduce in una semplicità o superficialità nella messa in pratica di tale metodologia. Imparare a comunicare in tale maniera e a gestire così in conflitti richiede per lo meno uno sforzo iniziale e un minimo di esercizio e allenamento iniziale che porti alla dimestichezza con le proprie emozioni e con la capacità di comprendere e verbalizzare prima di tutto i propri bisogni. Tuttavia una volta compreso il metodo sarà molto più semplice utilizzarlo piuttosto che lasciare nuovamente spazio ad incomprensioni e conflitti che costano di più e rendono meno.