Il terzo libro della Dandini intende dar voce alle donne, a tutte quelle donne che sono state ferite a morte sia metaforicamente che letteralmente. Un libro che dà l’idea del fenomeno esattamente come si presenta: trasversale ad ogni cultura o ceto sociale, presente in quasi tutte le etnie a prescindere dal credo religioso.
Non restano immuni le nigeriane, le indiane o le italiane e non sono salve nè le nonne nè le bambine. Di fronte la cieca violenza di uomini incapaci di amare non vi è alcuna distinzione.
Un antologia di storie di cronaca di chi per mano degli uomini, ma anche di diverse culture disattente e di giustizie sommarie, ha perso prima la speranza nel futuro e poi la vita.
Il libro della Dandini lo scorso 25 novembre, giornata internazionale controla violenza sulle donne, è stato letto in Parlamento ma anche all’Onu a testimonianza di tutte queste storie tristi che dovrebbero far da monito alla società globale.
Il libro è stato portato, inoltre, in numerosi teatri italiani e continua ad essere un’opera di veloce lettura nonostante i contenuti forti e spesso crudi.
In Italia, ancora, un giorno ogni 2-massimo 3, una donna muore per mano di un uomo. Punta di un iceberg che non tiene conto di tutte quelle che agonizzanti sopravvivono in rapporti che le vedono succubi di uomini violenti.