Viviamo in una società in cui la morte è considerata ancora un tabù di cui è difficile parlare. Eppure giornalmente viviamo a contatto con quello che, nonostante tutto, rimane un evento che fa parte direttamente e indirettamente della vita di ciascuno. Ne sentiamo parlare quotidianamente dai media proprio perchè si tratta di qualcosa che fa parte del naturale ordine delle cose e ci imbattiamo spesso nelle difficoltà di affrontare l’argomento con chi ha subito una perdita di recente, poichè non esistono mai parole sufficientemente adatte a non urtare la sensibilità degli altri quando si tratta con un lutto.
Ancora più complessa è la situazione quando la morte e il lutto sono qualcosa che ci riguarda personalmente e la perdita è relativa ad una persona cara.
Il lutto è proprio quel sentimento di profonda tristezza che accompagna la perdita di una persona a cui eravamo affettivamente legati. Si tratta di un processo anch’esso naturale e progressivo che nella maggior parte dei casi prosegue in un elaborazione della perdita che pian piano viene assorbita e risignificata per essere inscritta nella storia di chi rimane come evento storico significativo. Questo però non vuol dire che sia così semplice o meccanica questa fase nè che una volta elaborato un lutto la perdita smetterà di essere fonte di dolorosa tristezza, piuttosto talvolta accade che proprio questa fase non venga mai affrontata e quello straziante dolore della perdita diventa il pane quotidiano di chi non riesce a darsi pace. Con “lutto complicato” ci si riferisce proprio alle difficoltà incontrate da chi, specie in eventi particolarmente tragici, non riesce a superare la morte di un caro e alla tristezza associa depressione, ansia o sintomi da stress post-traumatico.
Spesso i fattori predisponenti un tale tipo di lutto traumatico sono le perdite tragiche: gli incidenti particolarmente cruenti , suicidi, efferati omicidi, la morte di un figlio, una malattia grave. Ma talvolta si fa complicato anche il lutto di chi ha avuto relazioni particolarmente intense con la persona deceduta e non riesce a darsi pace per la sua scomparsa.
Per qualcuno servono anni prima che la ferite lasciate dalla perdita si cicatrizzino, per qualcun altro invece il lutto viene celato sottoforma di altri disturbi come quelli precedentemente descritti, dove avviene spesso un vero e proprio allargamento della tristezza o della sintomatologia depressiva a tutti i campi della vita della persona. Nella attuale società frenetica è difficile comprendere quanto il tempo possa subire un arresto per queste persone che rimangono come ferme al momento della morte del caro.
Per qualcuno esistono anche vie di uscita più sane che vanno dalla richiesta d’aiuto ad uno specialista alla ricollocazione naturale dell’evento nella propria vita come possibilità per voltare pagina e ricominciare a vivere con un ricordo che per quanto doloroso non diventa impedimento di una vita serena.
Da tempo molti esperti psicologici di fama mondiale, come il professore Robert Neimeyer dell’università di Memphis, si sono occupati di trovare modalità specifiche per aiutare quanti si trovano ad affontare simili difficoltà. Ricerche e studi hanno permesso di affinare tecniche esclusive di trattamento al fine di trattare con la massima attenzione le persone coinvolte in lutti complicati.
Nella foto l’Angel of Grief (Angelo del Dolore) di William Wetmore Story