Iniziativa politica del sindaco di Erice Giacomo Tranchida. Un richiamo a Crocetta contro i lacchè del territorio
“Trapani non sei terra di conquista” è uno slogan politico degli anni ’80, il merito di questa affermazione appartiene a Nino Montanti, un sincero repubblicano, vero sostenitore della democrazia e della libertà, cultore del pensiero laico che troppo presto è stato strappato alla vita politica del nostro territorio. La sua voce non è rimasta così tanto ascoltata se oggi ancora quel suo motto resta attuale. Ce lo dice l’attuale sindaco di Erice, Giacomo Tranchida: “Trapani continua ad essere palermocentrica e questo non può continuare ad essere”. Non si tratta di rispolveratre dualismi, il fatto è che da destra a sinistra è a Palermo che rimane la regia delle faccende trapanesi. Regie visibili e occulte. Tranchida non usa mezzi termini e se la prende con il presidente della Regione Crocetta: “Con Crocetta nulla e’ cambiato, ahimè, ancor meno con la vigilanza di alcuni presunti onorevoli, locali e fortunati deputati regionali, che in suo nome razzolano. Vedasi e non solo in campo sanitario per la vicenda della Radioterapia all’Ospedale S. Antonio, lasciata a bagnomaria per continuare a favorire gli “affari” delle cliniche private convenzionate palermitane, costringendo i nostri ammalati al disperato quotidiano e gravoso pellegrinaggio in cerca di salute. Vedasi per la quotidiana “latitanza” della stessa necessaria governance in capo alla ex Provincia di Trapani. Vedasi ancora per il gravissimo disinteresse per il rilancio promo-strategico dell’aeroporto di Trapani, nell’ambito di una visione più generale di mission isolana. Vedasi per la fallimentare gestione dell’Ente Acquedotti Siciliano che inevitabilmente scarica sui Comuni, oltre il menefreghismo del governo regionale in materia anche gli oneri gravosi per gli interventi sostitutivi. Per non parlare dell’incapace gestione dei fondi europei nonché di una miope e non ancora chiara visione nella strategia d’impiego territoriale prossima futura”. Tranchida da voce a chi da tempo sostiene che la “rottamazione” renziana qui “ha cambiato tutto per non cambiare niente”. E’ di questi giorni la notizia di un patto federativo tra Pd e Psi. A non tutti è risultato gradito già solo per il fatto che non è partito dal basso: “E’ tempo di “rivoluzioni” ma dal basso!”. E chiaramente critico,e non a torto per le modalità seguite, rispetto al patto federativo tra Pd e Psi, il sindaco Tranchida così chiosa: “E’ tempo di un “patto federativo” fra persone perbene e volenterose innanzitutto, trasversale nelle logiche politiche così come in quelle socio-economiche. E’ tempo di “alzar la voce” e direttamente, senza deleghe permanenti, affrontare e con grande energia le questioni aperte e richiamare alla proprie responsabilità ogni livello di governo istituzionale e politico”. Noi abbiamo la stessa impressione che Tranchida mostra di avere e rispetto alla quale “la politica deve fare un passo avanti, ma a servizio delle città e delle comunità e non certo avere la presunzione di collocare propri lacchè e portaborse ovunque. Occorre cambiare verso, cominciando dal basso, insieme ed in tanti, in maniera trasparente ed inequivoca, trasversale se vogliamo, nella sottoscrizione attiva di un Patto Federativo di azioni ed iniziative, determinanti e a tutela ed in favore delle nostre comunità”. Tranchida non parla solo di Erice e di Trapani ma delle sorti di tutta la provincia. E’ cosa nota che il rinnovamento non ha tolto di mezzo vecchi rais della politica come Pino Giammarinaro, Nino Papania, e ancora il senatore Antonio D’Alì. Se sulle loro responsabilità penali non si può ancora scrivere una parola certa, le responsabilità morali ed etiche sono sotto gli occhi di tutti. E’ cosa nota che il rinnovamento non ha chiuso antiche stanze dove mafia, massoneria e politica hanno intessuto accordi. “E’ tempo – scrive Tranchida e gli diamo ragione – non di fare un nuovo partito, ma giocarsi una partita nuova che, per quanti hanno l’onere oltre che l’onore di amministrare le proprie comunità, non può che essere quello di amministrare al meglio e militare con energia a servizio del loro primo partito: i cittadini ed il bene comune, anche oltre i confini di casa propria, della propria città, della propria comunità. Chi ci sta non abbia remore a farsi pubblicamente avanti rispondendo a questo appello”. Non sarà cosa sconvolgente e di clamore ma, dal basso, chi firma questo pezzo aderisce all’appello.