Il mare che regala, ma che può anche togliere

barca spezzataUna violenta mareggiata colpisce Marettimo. Ingenti danni alle barche. Ci si chiede perché l’isola non possa avere il suo porto

E’ bella Marettimo. La più lontana delle isole Egadi. Isola magica, perché qui si può bene godere della montagna quanto del mare. E’ bella perché c’è la gente dell’isola che accoglie a braccia aperte chi vi arriva donando amicizia e quieto vivere. Chi conosce Marettimo conosce molto bene quell’atmosfera che permette di sentirsi d’improvviso catapultati fuori dalla realtà affollata, talvolta confusa e agitata che si vive ogni giorno sulla “terraferma”. Magica isola, anche per questo. Qui c’è la montagna incontaminata come il mare che dona la sua bellezza, i suoi segreti, acqua azzurra e cristallina che non è facile a trovarsi. Ma è il mare che può anche cambiare forma. E’ la sua natura. La scorsa notte spinto da un vento di maestrale che superava i 40 chilometri ha scagliato le suo alte onde contro un porto indifeso.

marettimo1Se ci fosse stato un porto attrezzato al meglio, con le barriere, questo non sarebbe accaduto. Non ci sarebbero stati i danni alle barche che stamattina sono stati contati e sono risultati ingenti, decine di imbarcazioni fortemente danneggiate, alcune sfondate e affondate. Gli scogli hanno fatto il resto. Alcuni incoscienti hanno anche affrontato il mare in piena notte per tirare in secco alcune imbarcazioni. Incoscienti che però hanno dovuto affrontare le onde per mettere in salvo le barche con le quali ogni giorno dell’anno lavorano. Una cronaca che racconta dall’isola Cettina Spataro:“Urla di disperazione per le barche che si infrangevano sugli scogli, ragazzi in mare che tentavano di salvarle, senso di impotenza ma grandissimo spirito di solidarietà nel cercare di aiutarsi l’un con l’altro per evitare il disastro.Così si è svegliata alle prime ore del mattino l’isola di Marettimo, in preda ad una tempesta di Nord Ovest e raffiche di vento fino a 40 Km orari. E’ stata la “ tempesta perfetta” per alcune povere barche che giacciono, ancora adesso, sugli scogli di fronte il paese.Dolore, angoscia, rabbia. Sì, rabbia, perché Marettimo non riesce ad avere il suo porto!”. Il porto di Marettimo, il cosidetto “scalo nuovo” – vecchio oramai – è una conca che si apre sul mare aperto. Il molo che esiste è stato realizzato per permettere l’approdo di aliscafi e traghetto. Basterebbe allungarlo per garantire la difesa all’intero approdo. Lavori reclamati da decenni. “Basterebbero poche centinaia di metri per allungare la banchina con un altro braccio” dice Cettina Spataro che aggiunge: “ C’è forse un motivo, a noi sconosciuto sul perché non si riesce a mettere in sicurezza questo benedetto porto di Marettimo?”.

mareggiataQuando il mare diventa cattivo si riprende tutti i suoi regali e colpisce la vita dei marettimari che resistono ancora nel vivere l’isola ogni giorno dell’anno. Famiglie che vivono con quelle barche: “Le barche – evidenzia la Spataro – sono il frutto di una vita di sacrifici per i nostri genitori, per i nostri anziani, per tutti i ragazzi che hanno investito nelle loro barche da pesca o da diporto per avere una fonte di reddito, visto che di lavoro, altrove, non c’è.Adesso stanno tutti cercando di salvarle, ponendole in posa sul piazzale, nelle stradine, negli angoli, sperando che il mare non peggiori ulteriormente”.

Oggi un’antica sofferenza degli abitanti dell’isola è tornata a farsi sentire: “Che nessuno si nasconda più dietro la frase “ non ci sono soldi per i porti”. Troviamoli – chiedono i marettimari – Nei meandri dei bilanci regionali, statali o dei fondi europei. Non è possibile che nulla si possa fare”. Il sindaco delle Egadi, Giuseppe Pagoto ha fatto anche sentire la sua voce: “Chiediamo con forza al Governo Regionale di attivarsi affinchè quest’importante e vitale infrastruttura venga inserita tra le priorità da avviare in Sicilia, o che, in maniera sostitutiva, che il Governo Nazionale si attivi per finanziare quanto meno un primo stralcio dell’opera e che vengano poste in essere tutte le procedure che occorrono. Allo stesso tempo manifestiamo tutta la solidarietà e la nostra vicinanza alla popolazione marettimara, che ha dimostrato, ancora una volta, spirito di sacrificio e capacità di affrontare i disastri con prontezza e dignità, evitando che si consumasse una tragedia”. “Pensiamo e auspichiamo – continua a dire Cettina Spataro – che questa volta il governo regionale non si giri dall’altro lato. Intanto – conclude – grazie Totò, Pietro, Peppe di Pippo, Gioacchino, Giuseppe, ragazzi tutti che vi siete fatti in quattro sin dalle prime ore del mattino. Senza la vostra forza e la vostra tempra di uomini di mare, oggi Marettimo piangerebbe ancor di più”.

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Rino Giacalone, direttore responsabile e cronista di periferia. Vive nel capoluogo trapanese sin dalla sua nascita. Penna instancabile al servizio del territorio e alla ricerca della verità.