Lo ha piantato il prefetto di Trapani in un terreno confiscato a Castelvetrano
In contrada Canalotto a Castelvetrano, un terreno confiscato alla mafia ed ai mafiosi, ci sono tanti ulivi. Oggi rigoglioso uliveto, solo dopo che per anni, anno dopo anno, i volontari di Libera, venuti da ogni dove, se ne sono presi cura. Accolti dai volontari locali che ogni giorno dell’anno sono stati attenti perchè quell’uliveto non venisse assalito dai soliti disgraziati, sciocchi e collusi che pure col fuoco hanno tentato di mettere fine a quegli alberi. E’ anche accaduto che un giorno i cacciatori sono venuti ad esercitarsi proprio in quel terreno, prendendo di mira il cartello posto da Libera e da altre associazioni per indicare che quello è un terreno confiscato. Lo hanno bucherellato col piombo dei pallini dei fucili da caccia. Poi le solite mani dell’antimafia responsabile hanno provveduto a mettere riparo al danno. Maria Teresa, “Zio Tom”, Lidia, Vito ieri e oggi altri volontari di Libera guidati da Leo, conoscono bene quel terreno, lo hanno presentato ai volontari che da anni arrivano da tante Regioni, dalla Toscana, dall’Emilia Romagna, dalla Lombardia.
In questi giorni questi volontari, quelli delle coop lombarde, hanno ricevuto la visita importante del prefetto di Trapani, Leopoldo Falco, li ha visti al lavoro, a fargli da guida su quel terreno il coordinatore provinciale di Libera Salvatore Inguì che dall’inizio dell’estate di fatto è oramai residente a Castelvetrano per occuparsi dei campi di lavoro dei volontari di Libera. Il prefetto Falco ha apprezzato il lavoro svolto: “Al Sud ci sono tante belle persone ma spesso ci sono difetti organizzativi che vanno superati, per questo nella lotta per la legalità e’ importante che istituzioni, associazioni e mondo del volontariato stiano insieme. Bisogna ancora lavorare tanto, insieme si vince”. Le cooperative lombarde della Coop stanno anche sostenendo economicamente le cooperative. Questo di Canalotto è uno dei terreni che rientra all’interno della nascente cooperativa “Rita Atria”. “Collaborazione – ha detto il responsabile provinciale di Libera Salvatore Ingui’ – per noi molto importante”. In occasione di questa visita, il prefetto Falco ha proceduto alla piantumazione ciascuno di un albero di ulivo ai quali è stato dato un nome, quello dell’ex prefetto di Trapani e Agrigento “Fulvio Sodano”, scomparso lo scorso mese di febbraio.
La storia di Fulvio Sodano è uno dei capitoli più importanti della lotta alle mafie nel trapanese. Fu lui nel 2001 a rendersi conto che una serie innumerevole di beni confiscati restavano in mano ai mafiosi e cominciò a spingere per l’assegnazione. Si rivolse ai Comuni e alle associazioni, convocò al suo tavolo l’associazione Libera con don Ciotti e diede il via ad un iter che nessuno poteva più fermare. Era il luglio del 2003, all’indomani di quella riunione lasciava però Trapani perchè improvvisamente trasferito ad Agrigento. Aveva ricevuto assicurazione che da Trapani non sarebbe stato mosso, ma nel giro di 24 ore al ministero dell’Interno, ministro era Pisanu, presidente del Consiglio Berlusconi, cambiarono idea. Sottosegretario al Viminale era un senatore trapanese, il senatore Tonino D’Alì che con Sodano aveva avuto un preciso contrasto. Sodano aveva a suo tempo convocato gli imprenditori chiedendo di definire commesse con l’impresa confiscata Calcestruzzi Ericina: a parità di prezzo, il suo invito, per gli appalti pubblici acquistate il cemento alla Calcestruzzi Ericina. L’impresa da quando era stata confiscata al boss mafioso Vincenzo Virga aveva conosciuto il crollo delle commesse, aveva perduto tutti i suoi clienti, rischiava il fallimento. “Caro prefetto lei così fa il favoreggiatore della Calcestruzzi Ericina”. L’avviso del senatore, portavoce, così disse a Sodano, delle lamentele del mondo imprenditoriale, era quello che con l’intervento del prefetto Sodano di fatto si esercitava una illecita pressione all’interno del mercato del calcestruzzo.
Un mercato che con l’andare del tempo si è però scoperto essere per buona parte in mano alla mafia, sopratutto le aziende di calcestruzzo dell’hinterland trapanese, come quelle degli imprenditori Ciccio Pace e Vincenzo Mannina, destinati ad essere arrestati e condannati, Pace anche per essere stato il capo del mandamento di Trapani, erede di Virga. Avrebbe perciò dato fastidio ad un mercato illegale che aveva trovato una incredibile sponda nella politica, in un politico che però un giudice ha detto essere inconsapevole della realtà, ma che sul tema dei beni confiscati avrebbe dovuto tenere altra attenzione al pari del prefetto. Sodano fece altro: sventò il tentativo della mafia di riprendersi la Calcestruzzi Ericina usando imprenditori insospettabili. Ma il Governo non volle tenerlo oltre a Trapani. L’azione di Sodano, che ricevuto ragione in sede giudiziaria, con la condanna di chi era andato fin nella sua stanza per indurlo a cambiare comportamenti, ha ricevuto nel tempo precisi riconoscimenti da alcune amministrazioni locali: Erice, Marsala, Paceco, Favignana, hanno voluto Sodano loro cittadino onorario. Libera Castelvetrano aveva chiesto che anche il Comune belicino concedesse la cittadinanza onoraria a Sodano, ma l’attuale sindaco Errante ha messo bianco su nero un parere non concorde, riconducendo la decisione ad una scelta di natura politica della sua amministrazione.Quando nei giorni scorsi si è piantato l’ulivo dedicato a Fulvio Sodano tra i presenti c’era l’avv. Marco Campagna. Non sappiamo se fosse lì presente come vice sindaco, come segretario provinciale del Pd o come libero cittadino. Certamente in occasioni del genere gli incarichi che uno porta appresso non possono essere lasciati fuori dalla porta. Chissà se come vice sindaco l’avv. Campagna stando in quel terreno confiscato ha avuto modo di meditare su quella decisione presa dal suo sindaco, anche a suo nome. Noi speriamo che abbia potuto ripensarci criticamente. Anche se ormai quella cittadinanza onoraria non può essere più concessa, Fulvio Sodano non c’è più. Bisogna dare merito a Libera e al prefetto Falco se nelle terre di Castelvetrano nascerà un ulivo col nome di Fulvio Sodano. Altri dovranno invece vergognarsi…e non poco.