All’alba di questa mattina, i Carabinieri della Compagnia di Corleone e del gruppo di Monreale, coordinati dalla DDA di Palermo, sotto la direzione del Procuratoredott. Leonardo Agueci e del Procuratore Aggiunto Vittorio Teresi supportati dai Sostituti PM, hanno eseguito vasta operazione antimafia nei comuni di Corleone e Palazzo Adriano, nella quale sono stati arrestati cinque persone tra boss e gregari. Tutti in manette con l’accusa di associazione mafiosa e altri reati con l’aggravante di utilizzo del metodo mafiosi.
Tra gli arrestati c’è anche il dipendente comunale incensurato, Antonino Di Marco, classe 56’, custode di una palestra comunale, ritenuto vicinissimo a Totò Riina. I summit si svolgevano proprio all’interno del suo ufficio al campo sportivo, incurante dei pedinamenti e dell’attenzione riposta dagli investigatori. Per molti il Di Marco, come si evince dalle intercettazioni è considerato uno dei nuovi Capomafia del corleonese, con il compito di supervisionare gli “affari” nel comune di Palazzo Adriano. Affari che riguardavano attività estorsive sul territorio e il controllo di pubblici appalti. In alcuni casi veniva corrisposto una percentuale del 3% degli importi complessivi da eseguire o in altri veniva imposto l’utilizzo di manodopera e acquisto di materie prime su indicazioni. In alcuni episodi quando non venivano corrisposti i favori richiesti dai mafiosi si procedeva a intimidazioni incendiarie, furti e danneggiamenti presso i cantieri di lavoro. Anche il fratello di Antonino, Vincenzo Di Marco (classe ’46), corleonese di nascita, ma residente nella vicina cittadina di San Giuseppe Jato sin dal 1973, ha un pedigree di tutto rispetto. Arrestato nel 1993 per aver favorito il boss Totò Riina, durante la latitanza, venne successivamente condannato con sentenza passata in giudicato e nel 1998 sottoposto a misura di prevenzione patrimoniale. Era considerato l’autista della moglie di Riina, Antonina Bagarella, e quindi un fedelissimo del capo storico di “cosa nostra”.Il giorno prima dell’arresto di Totò Riina fu filmato e visto uscire dal covo di via Bernini a Palermo in auto con a bordo la Bagarella e due dei figli di Riina.
Il MANDAMENTO DI CORLEONE E LA FAMIGLIA MAFIOSA DI PALAZZO ADRIANO
Durante le indagini sono emerse le forti relazioni della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano all’interno del mandamento mafioso di Corleone. Non è apparso, quindi, anomalo che a dirigere e controllare la competente famiglia mafiosa vi si trovasse proprio un corleonese, finora rimasto immune alle numerose operazioni antimafia.
Attraverso intercettazioni telefoniche ed alcuni servizi di pedinamento è stato possibile ricostruire l’organigramma della famiglia mafiosa di Palazzo Adriano:
- MASARACCHIA Pietro Paolo, classe 50’, nato e residente a Palazzo Adriano inteso “l’ingegnere”, capo famiglia e responsabile operativo degli associati originari di Palazzo Adriano, nonché cassiere della famiglia. L’uomo deteneva anche alcune casse comuni, generate da proventi mafiosi, tra Palazzo Adriano e Corleone;
- PARRINO Nicola, classe 53’, nato e residente a Palazzo Adriano, inteso “svuota sacco”, altro luogotenente di DI MARCO su Palazzo Adriano, ma utilizzato da questi anche quale portavoce con i mafiosi delle zone limitrofe. Per sua stessa ammissione è stato vivandiere del boss all’epoca latitante Ignazio Vacante. Egli è imprenditore e la sua principale attività è proprio quella di intromissione negli appalti pubblici e la riscossione del pizzo alle imprese per conto di DI MARCO e dell’intera famiglia mafiosa;
- i fratelli D’UGO Franco e Pasqualino, rispettivamente classe 65’ e 61’, 50’ nati e residenti a Palazzo Adriano, considerati la manovalanza operativa alle dirette dipendenze di Pietro Paolo Masaracchia con compiti di controllo del territorio e realizzazione di atti intimidatori e danneggiamenti.
LE ESTORSIONI E I DANNEGGIAMENTI
Il racket e il controllo degli appalti rientrano tra le attività che forniscono il maggiore ossigeno economico al mandamento mafioso. Durante le investigazioni sono state ricostruite ben 6 casi di estorsione e due tentate estorsioni, ai danni di ditte impegnate prevalentemente nella costruzione e rifacimento di tratti stradali nel comune di Palazzo Adriano. Singolare un caso in cui l’imprenditore, originario di Palazzo Adriano, ricercava protezione presso la locale famiglia mafiosa per avviare un’attività commerciale al di fuori di quel comune, contando sui buoni uffici degli affiliati nei confronti della famiglia mafiosa competente per territorio. L’imprenditore pagherà due volte il pizzo: alla famiglia mafiosa competente sul luogo dei lavori e a esponenti di Palazzo Adriano quale rimborso per l’intermediazione. Sintomatico dell’assoggettamento a “cosa nostra” è il caso di un altro imprenditore che, nel cercare di “mettersi a posto”, manifesta tutta la sua convinzione nell’adesione intima alle regole dell’associazione.
Le attività investigative hanno consentito, quindi, di accertare la consumazione di più episodi di pagamento, contribuendo a delineare ulteriormente l’operatività della locale famiglia mafiosa. Tali pagamenti, nella maggior parte dei casi, hanno mantenuto la canonica percentuale del 3% dell’importo complessivo del lavoro da eseguire. Tuttavia, in una circostanza, quasi a dimostrare una benevolenza dell’associazione per la difficile situazione economica della vittima, la percentuale è stata ridotta dal 3 all’1%. In altri casi, gli associati, oltre a richiedere il pagamento della somma di denaro, hanno imposto agli imprenditori anche l’utilizzo di manodopera e l’acquisto di materie prime presso imprenditori da loro indicati. Quanto ai metodi utilizzati, al fine di convincere le vittime alla cosiddetta “messa a posto”, la consorteria ha utilizzato il classico metodo intimidatorio della bottiglia incendiaria o furti e danneggiamenti presso i cantieri di lavoro.
I RAPPORTI CON LA POLITICA
Alla luce di questa operazione, gli investigatori anno messo in evidenza una fotografia della mafia organizzata ed ancorata alle vecchie regole formali e gerarchiche di cosa nostra, il cui principale mezzo di sostentamento è rappresentato dal provento delle estorsioni: si aggrediscono prevalentemente i flussi pubblici di denaro, limitando l’intervento sulle attività economiche di privati. Una mafia “tradizionale”, con un forte substrato culturale, ma che non disdegna i rapporti con i politici Infatti, come ormai viene verificato nella maggior parte dei casi, cosa nostra ha sempre dei forti collegamenti con la cosa pubblica attraverso la presenza di uomini mafiosi, o vicini a cosa nostra, all’interno delle istituzioni. Anche nel piccolo comune vicino Corleone cosa nostra è stata particolarmente attenta alla situazione politica. Secondo gli investigatori pare che si sia impegnata anche nell’elezioni dell’attuale Sindaco, Carmelo Cuccia. Gli investigatori, durante i pedinamenti, hanno più volte beccato il Di Marco far visita a Palermo per incontrare il primo cittadino di Palazzo Adriano riservatamente. Il boss, però, non voleva fare brutta figura con il primo cittadino e si preparava il discorso in auto: “Come in periodo di elezioni, come che sei sindaco, come che tu hai bisogno di qualunque cosa, però io ho bisogno pure di te“. Oltre al primo cittadino, il Di Marco, faceva visita anche all’esponente dell’UDC, Nino Dina, direttamente nella sua segreteria di Palermo. Secondo la Procura distrettuale antimafia il gruppo legato a Di Marco si sarebbe impegnato per la campagna elettorale dell’onorevole. L’operazione di oggi infligge l’ennesimo colpo durissimo nel cuore di cosa nostra. Un’azione che mira a bloccare la ricostruzione dell’organigramma mafioso nel corleonese considerato uno dei punti strategici per la riorganizzazione della mafia siciliana.
Ecco l’elenco degli arrestati:
- Antonino Di Marco, nato a corleone (pa) il 29.09.1956, ivi residente a corleone (pa), dipendente comunale;
- Pietro Paolo Masaracchia, nato a palazzo adriano il 15.03.1950, ivi residente, impiegato forestale,
- Nicola Parrino, nato a palazzo adriano (pa) il 15.12.1953, ivi residente, imprenditore edile ,
- Franco D’ugo, nato a palazzo adriano (pa) il 27.11.1965, ivi residente, operaio,
- Pasqualino D’ugo, nato a palazzo adriano (pa) il 20.05.1961, ivi residente, operaio.