Una suggestiva supposizione sul termine Al-Kamah e Ciullo d’Alcamo.

Veduta Alcamo ALQAMAHIl termine Al-Kamah in arabo vuol dire immerso nel fango, così come lo è il chiurlo del Marocco che nel romanzo di Defoe abbiamo visto chiamato allo stesso modo (alcamo, alcamies) perché vive nelle zone acquitrinose e si nutre attraverso il becco ricurvo, di molluschi e insetti che vivono nel fango. Se alla parola alcamies togliamo la al iniziale, come è successo spesso nei termini di origine araba, otteniamo camies che nel nostro dialetto attuale equivale a camia, che significa fango.

Alcamo fu conquistata nel IX secolo dagli Arabi che la videro, evidentemente, come un borgo immerso nel fango, dandogli appunto questo nome; tuttora nel quartiere di San Vito, primo insediamento arabo della città, persiste la presenza del fango attraverso gli orti (contrada Santuario di Maria SS. Dei Miracoli) che sono fatti di terra irrigua, ma attorno alla città ce n’erano ancora diversi fino a prima che si sviluppasse la speculazione edilizia.

Per un arabo di quel tempo il fango doveva essere segno di fertilità, di nutrimento facile per le piante e per l’uomo; d’altronde dal puro deserto non nasce niente.. Oggi il termine fango evoca soprattutto cose negative, ma sono passati diversi secoli.

Ma è possibile immaginare che il termine alcamo, a quel tempo,  avesse altre connotazioni; allora non c’era  uno Zingarelli con i neologismi.  Il fango non fa vedere quello che c’è dentro, si presta alla mimetizzazione, i militari, per esempio, lo usano tuttora per mascherarsi nelle operazioni notturne. Nei modi di dire di certi ambienti colti del tempo poteva essere un termine per esprimere ambiguità e fertilità, Ciullo d’Alcamo poteva indicare non la provenienza della città natale del poeta, ma un genere di poesia ambigua, che ti mostra una cosa ma ne intende un’altra, com’è normale nella rappresentazione artistica in genere. Nella satira di oggi, per esempio, gli attori ci fanno divertire con i doppi sensi. Il contrasto di Ciullo inizia proprio con un doppio senso: la rosa fresca aulentissima che appare in estate, desiderata da tutte le donne, pulzelle e maritate non sembra proprio un fiore, ricordandoci  che d’estate gli abbigliamenti sono più leggeri ed in mezzo alle vesti possono apparire ben altri fiori. Immaginiamoci la recita del contrasto di Ciullo alla corte del  re Federico II, quale divertimento e sorrisi maliziosi ciò poteva suscitare fra i cortigiani. Un altro autore, Guido Guinizzelli (sec. XIII) ha scritto: “AL cor gentil rempaira sempre amore come l’augello in  la selva a la verdura”, … e non è una variante sul tema?

Questo genere di componimenti potevano essere identificati, appunto, come melmosi, mimetizzati dal nutriente e fertile fango, Al-kamah … Calma, ormai Ciullo d’Alcamo checchè se ne dica, è o non è alcamese, non ce lo toglie più nessuno; male che vada possiamo dire che ce l’hanno fatto adottare e noi continueremo a farlo.

Per finire, consiglio ai giovanissimi di leggere sull’argomento le ricerche serie fatte dal Prof. Roberto Calia e la rappresentazione teatrale (Mistero Buffo) su Ciullo d’Alcamo, del premio Nobel Dario Fo su You-Tube. E’ un patrimonio enorme che non abbiamo mai saputo sfruttare.

Giuseppe arch. Grillo

Orto Santuario Alcamo

 

Questo è uno scorcio di ciò che resta oggi degli orti di fangoattorno al Santuario Maria SS. Dei miracoli

 

Santuario Alcamo

Da questo punto 50 anni fa si vedevano soltanto il santuario e gli orti, con le magiche geometrie colorate che generavano, oggi solamente geometrie di cemento.

 

Santuario Alcamo

Santuario della Madonna nel 1927 inserito in una cornice naturale di orti.
(per gentile concessione del Prof R. Calia)