In sintesi il contenuto del documento che a sua difesa è stato presentato alla Giunta delle autorizzazioni a procedere dall’ex parlamentare del Pd Nino Papania
Il senatore Nino Papania preferisce che a parlare siano i suoi difensori, gli avvocati Di Graziano e Catanzaro dopo l’esplodere del caso circa l’indagine per corruzione che lo riguarda. A pochi giorni dalla sua audizione dinanzi alla Giunta delle autorizzazioni a procedere del Senato, la parola la prendono i suoi difensori e in particolare l’avv. Vito Di Graziano che lo difende assieme all’avv. Vito Catanzaro. La Giunta deve autorizzare l’uso di intercettazioni che risalgono ad un periodo in cui Papania sedeva a Palazzo Mada,a.“E’ una indagine – dice l’avv. Vito Di Graziano – che si è sgonfiata. Dapprima le accuse di concorso nel traffico illecito di rifiuti, poi è accaduto che per molti soggetti, le cui conversazioni sono utilizzate per affermare l’ingerenza del senatore, nonché per il ruolo ricoperto nella gestione complessiva della vicenda anche di altro deputato (negli atti si parla di tale Oddo ndr), il pm ha formulato richiesta di archiviazione in data 16 maggio 2014, adesso l’accusa di corruzione in concorso con altri (Colimberti e Alestra, amministratori di Aimeri e Ato dr) accompagnata però non più dalla iniziale mole di intercettazioni ma solo da una e poi sms che non dicono nulla. Papania avrebbe coperto l’Aimeri non facendo andare a buon fine le dovute contestazioni? Non è vero perché intanto è lo stesso senatore che si lamenta dei disservizi, l’Ato ha fatto le contestazioni e poi evidenzio i controlli erano in capo alla Provincia e non risulta alcun intervento di Papania presso la Provincia e ribadisco né verso altri. Agli atti dell’indagine ci sono poi le dichiarazioni di Alestra che nega ogni ruolo del senatore Papania così come indicato dalla Procura di Palermo”. Nella memoria presentata al Senato si contesta la veridicità del fatto che le intercettazioni che coinvolgono il senatore Papania siano state “casuali e indirette perché era ed è evidente, attraverso le varie richieste di proroga delle intercettazioni telefoniche da parte dei carabinieri per la Tutela dell’Ambiente che tale intercettazioni non avessero il requisito della occasionalità…Era evidente che l’obiettivo che si prefiggeva la polizia giudiziaria era quello di captare l’utenza del senatore per inserirlo fortemente e volutamente nell’indagine fin dal primo momento ( fumus persecutionis ).Tant’è che lo stesso Giudice sostiene ( pag. 8 ordinanza ) che “ Papania aveva acquistato considerevole peso nell’ indagine molto prima del 9.9.2011.”. La Giunta dopo le dichiarazioni rese dall’ex senatore Papania ha deciso di chiedere la trasmissione di un decreto della proroga delle intercettazioni del luglio 2010, prchè? “Gli stessi atti in maniera inconfutabile provano che il senatore Papania quanto meno dalla data del 7 luglio 2010, data di deposito della ulteriore richiesta di proroga delle intercettazioni da parte della polizia giudiziaria al pubblico ministero, risultava dalle indagini indiziato anche se non iscritto nel registro degli indagati.
Doveva rilevare il Gip, che al di là del dato formale e sostanziale dell’iscrizione del senatore Papania nel registro degli indagati, esisteva un’inoppugnabile emergenza processuale, desumibile dalla ripetuta informativa e dalle richieste di proroga, che dava prova inequivoca del fatto che già alla data del 13.06.2010 è stata captata una conversazione tra un senatore della Repubblica ( fra l’ altro viene riportato il nome del senatore Papania e la sua utenza telefonica) e il COLIMBERTI Orazio, nel corso della quale il primo lamentava una situazione di malservizio nel suo paese dicendo “ . . ad Alcamo la situazione è indecente . . . i cassonetti sono pieni . . non so se mi trovo ad Alcamo a Palermo o in Campania. . . “. Tale telefonata è assolutamente lecita; basta leggere integralmente la stessa per rendersi conto dell’assoluta legittimità della doglianza espressa dal senatore Papania nell’interesse della comunità alcamese. Ma nella informativa redatta dai carabinieri questa conversazione è stata valutata e considerata come notevole riscontro dell’ illecita intromissione e ingerenza del senatore nell’ AIMERI AMBIENTE….Ogni conversazione o sms successivo alla data del 13.06.2010 avrebbe dovuto necessariamente trovare la copertura costituzionale ex art. 68, in relazione all’art. 4 della L.140/2003 ( autorizzazione preventiva )? Parlare quindi di “ ingresso accidentale “ del senatore Papania nell’ area di ascolto da tale data sarebbe azzardato e in contrasto con le risultanze processuali…La lettura dei richiamati provvedimenti autorizzativi, delle propedeutiche richieste del pubblico ministero, delle informative di polizia giudiziarie allegate nonchè delle richieste di proroga di intercettazione e richiamate per relationem dei provvedimenti del GIP segnalano un orientamento dell’ indagine captativa sulla persona del parlamentare Papania, quale indagato di “ fatto” . L’accusa rivolta all’ex senatore è di avere ottenuto alcune assunzioni di operai presso l’Aimeri. “E’ fuori dubbio che nessuna di queste persone, tranne il C. C. – si legge nella memoria – , è conosciuto dal senatore Papania; né vi è negli atti alcun dato riconducibile allo stesso anche come semplice raccomandazione, che non costituisce sicuramente reato nei confronti di una ditta privata, per trovare un lavoro”. I difensori nella memoria lamentano che “il senatore, ha più volte chiesto di essere sentito per affermare la propria estraneità. E’ difficile potere attribuire alle intercettazioni un significato inequivoco, di senso compiuto, astrattamente idoneo a potere rappresentare su un piano logico un determinato fatto storico o semplicemente una congrua e pertinente proposizione che si agganci a una conversazione in relazione alla quale essa trova un completamento. Si può certamente affermare che le citate conversazioni o sms non hanno la caratteristica della auto sufficienza e cioè l’idoneità dimostrativa di un fatto o situazione e meno che mai la capacità di dimostrare il “ ruolo determinante di istigatore e mediatore dell’ atto corruttivo, che in ogni caso mai avrebbe potuto ricoprire non rientrando nei suoi poteri”.